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Combatti la buona battaglia della fede

Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 29 Gennaio 2012

La nostra Comunità si è data appuntamento Domenica 29 Gennaio 2012 per riflettere sul tema “Combatti la buona battaglia della fede” (1Tm 6,12) e per fortificare il cammino intrapreso. Sono convenuti numerosi fratelli da varie parti della Sardegna, tutti desiderosi di rincontrarsi e, insieme, di dare lode al Signore. Molto particolare e significativa è stata la testimonianza di Ariel. Dopo essere stato invitato ad intervenire, Ariel ci ha invitato a riflettere e pregare sulle parole pronunciate dal Santo Padre Beato Giovanni Paolo II in occasione di un incontro con i rappresentanti della Comunità Ebraica: Chi incontra Gesù Cristo, incontra il Giudaismo. La fede della Chiesa in Gesù Cristo, figlio di David e figlio di Abramo, contiene di fatto l'eredità spirituale di Israele per la Chiesa, una eredità viva, che da noi cristiani cattolici va intesa e conservata nella sua profondità e ricchezza. Da qui la necessità di accrescere la preghiera, il rispetto e la pace, attendendo che Dio apra sempre più il cuore di tutti. Durante la giornata sono intervenuti, inoltre, il Gesuita Padre Carlo Colonna e il Presidente della Comunità Giuliano Monaco. La prima relazione è stata svolta da Padre Carlo Colonna, il quale ha posto all'attenzione dei presenti l'episodio del Vangelo di Marco 6,45-51, dove è descritta la traversata del Lago di Genezaret e la tempesta di vento sedata da Gesù. Lì i discepoli si trovavano a combattere per sopravvivere, ha esordito Padre Carlo. Dinanzi a questa immagine vogliamo meditare per entrarvi in profondità attraverso l'azione dello Spirito Santo, che ce ne rivela il mistero nascosto. Come i discepoli, ciascuno di noi, nella propria vita, deve effettuare un combattimento spirituale, in quanto siamo soldati di Gesù ed Egli è un Re, ma non di questo mondo. E' Gesù che prende l'iniziativa e invita gli apostoli a passare all'altra riva ed essi obbediscono a Lui. Questo ci insegna che la nostra vita cristiana deve essere improntata alla sequela costante di Cristo, perché nessuno va al Padre se non per mezzo di Lui. Il Padre sta nei cieli e, perciò, l'altra riva, richiamata dal brano evangelico, rappresenta il cielo: dalla terra passiamo al cielo e diveniamo partecipi della vocazione celeste.

Colonna

Si tratta di un passaggio dalla parola umana a quella di Dio, dal ragionamento secondo il mondo a quello secondo il Padre. Quando iniziamo a ragionare secondo il Signore, giungiamo all'altra riva, passiamo allo Spirito. San Paolo ci esorta a questo proposito: “non ragionate secondo la carne ma secondo lo Spirito”. Padre Colonna ha sottolineato come la scena del Vangelo si svolga la notte, proprio perché di notte non si vede la riva da dove si è partiti, né quella verso cui si è diretti. Quando non abbiamo la visione del punto di arrivo, entra in gioco la nostra fede. In questo passaggio abbiamo Gesù con noi ed è Lui ad accompagnarci nella traversata, soprattutto quando giungono quelle tempeste che hanno lo scopo di ostacolare il nostro passaggio. Quante barche, dopo aver iniziato il viaggio, affondano! Sono tre le tempeste cui andiamo incontro, che ciascuno deve interpretare ed applicare alla propria vita: la prima è scatenata dal diavolo; la seconda è determinata dal mondo che, con le sue concupiscenze, giace sotto il potere del maligno; la terza proviene dalla carne: è il nemico interiore che si manifesta con la superbia e con l'avarizia, suscitando tempeste spirituali che mettono in bilico la nostra conversione. Questi sono i tre nemici del cristiano e contro di essi dobbiamo combattere se vogliamo passare dall'altra parte e, cioè, alla conversione. Il discernimento spirituale è una delle prime armi che il cristiano deve imparare ad usare in modo che, quando va a combattere, si trovi preparato e non cada nello scoraggiamento, oppure nell'atteggiamento opposto: quello della presunzione. E' fondamentale fare un passaggio ulteriore, ha soggiunto Padre Carlo. Necessaria è la presenza di Gesù sulla barca. Gesù si è imbarcato con me ed io sono la barca di Gesù, di cui Lui si prende cura. Le tempeste non ci affogano se ogni battaglia è vissuta in Dio, con Dio e per Dio: la Sua presenza è la nostra forza. Sulla barca Gesù si manifesta in due modi: con il dormire e lo svegliarsi. Mentre Lui dorme non ci rendiamo conto della Sua presenza e siamo lasciati all'esposizione della tentazione. Ma è sufficiente una Sua Parola ed il pericolo svanisce.

E' poi intervenuto Giuliano Monaco per offrire una riflessione sul tema “Rafforzatevi nella potenza del Signore”. Il Signore intende camminare davanti a noi, ha un progetto di salvezza per ciascuno di noi, ha asserito Giuliano, ma, poiché siamo esseri carnali che si disorientano facilmente, dobbiamo cercare di restare uniti a Lui per non perdere di vista l'ago della bussola della nostra esistenza. Che cosa sarebbe la nostra vita se dovessimo perdere di vista il nostro Dio? La nostra vita rimarrebbe in balia delle onde tempestose e, perciò, dobbiamo essere allenati per combattere la buona battaglia della fede, come afferma San Paolo nella Lettera agli Efesini 6,10-17. E' vero che San Paolo si rivolge ai fratelli che abitavano in Efeso duemila anni fa, ma la Parola è sempre attuale: noi dobbiamo rafforzarci spiritualmente.

Monaco

San Paolo ci esorta ad attingere una forza nuova, necessaria per fronteggiare ogni giorno gli attacchi spirituali sferrati dallo storico nemico. Prepariamoci, dunque, giorno per giorno, a interdire tutte le forze del male che mirano ad offuscare il Bene. Il Cristiano deve prepararsi a difendersi dalle insidie del demonio, trappole nascoste lungo il suo cammino, similmente a Gesù che esce vittorioso dal deserto. Giuliano ha così proseguito: San Paolo ci invita anche ad usare gli strumenti di difesa che il Signore ci offre e che rappresentano una robusta armatura. Così come l'armatura che protegge il cavaliere è formata da più componenti a protezione e difesa del suo corpo, allo stesso modo anche quella spirituale è composta da più elementi. San Paolo, rivolto alla Comunità dei credenti, indica sei strumenti: la cintura, i calzari, la corazza, lo scudo, l'elmo e la spada. Gesù conosceva l'ora in cui sarebbe stato chiamato e, cinti i fianchi con l'asciugatoio, lavò i piedi a tutti i Suoi discepoli. In questo modo Gesù vuole confermare, con umiltà, la Sua fedeltà al Padre. Anche per noi la cintura è un segno che lega e ci sorregge e, se vogliamo, è quella fedeltà cui siamo chiamati. I calzari sono una protezione per i piedi, che San Paolo ci indica come salvaguardare in un lungo cammino e, in particolare, nella marcia dell'annuncio di Evangelizzazione, per la quale ognuno di noi ha ricevuto un mandato rigorosamente personale. Oggi, ad esempio, per le battaglie vengono utilizzati i robusti anfibi, utili per superare ogni asperità tra le rocce o il fango. I calzari sono un segno di protezione, ma anche di marcia: chi non è protetto non potrà fare molta strada. La corazza costituisce un'altra parte dell'armatura: è il pezzo più robusto e più forte perché avvolge tutto il torace e protegge gli organi vitali, ma in modo particolare il cuore, dove spiritualmente risiede l'Amore di Dio e la Sua Grazia. E' necessario che il cattolico abbia tale corazza e questa forza, perché nel suo cuore risiede la santità, che non deve essere messa a repentaglio dalle insidie del mondo. La salvezza, infatti, ci è pervenuta dal Sangue versato da Gesù e beati sono coloro che indossano la corazza per custodirla. Un'altra arma, di tipo difensivo, è lo scudo che, per il cristiano è la fede, intesa come fiducia incondizionata nel Signore Gesù e nel Padre buono. Lo scudo della fede consente di rigettare ogni dubbio sulla fedeltà a Dio che satana vuole insinuare nella mente dell'uomo. Solo con questo scudo potremo contrastare tutte le “frecce infuocate del maligno” e resistere. Ma in questa lotta, come possiamo difendere la testa? Occorre indossare l'elmo, quello della salvezza. L'elmo protegge la testa, sede dei pensieri e delle visioni che Dio ci dona. Ogni indicazione donata da Lui è visione salvifica per la nostra vita. Senza la presenza delle Sue visioni o indicazioni, tutto sarebbe fallimentare. Il cristiano è invitato a contrastare ogni tentazione mettendo la propria testa al riparo dai pensieri negativi e fuorvianti rispetto alla sana dottrina. Con la protezione di Dio riusciamo ad andare avanti. La spada, invece, è l'unico attrezzo d'attacco, a differenza degli altri che sono di difesa: raffigura la Parola di Dio, dove risiede la forza del Signore. Essa, oltre ad essere strumento d'attacco, è anche mezzo per la difesa da ogni insidia. Ogni accessorio dell'armatura è diverso dall'altro e contribuisce in maniera differente alla protezione del cristiano. Ma, affinché questa armatura sia sicura, è necessaria la fede, la preghiera ed il digiuno. Sorge spontanea una domanda: siamo sicuri che tutti i cristiani e tutti i cattolici possiedono tale armatura? O forse, a qualcuno manca qualche pezzo? Siamo solo cattolici di nome e non di fatto? Ecco perché la nostra fede spesso vacilla e si verificano abbandoni del cammino comunitario intrapreso. Se la nostra fede vacilla, non possiamo imputare al Signore la colpa della nostra caduta. Come quei battaglioni di soldati armati e schierati in piedi, pronti ad intervenire, così deve essere la nostra vita da cattolici: dobbiamo avere sempre l'armatura indossata, pronta per la nostra difesa. Stiamo vivendo un'epoca di grandi sofferenze, l'Europa continua a scristianizzarsi, cresce l'ateismo ed il rifiuto di conoscere le Sacre Scritture; molte persone non vogliono sentir parlare di Dio e chiedono ironicamente che ne venga mostrata loro l'immagine in fotografia. La nostra è un'Europa che non vuole conoscere e sapere se realmente Gesù sia esistito, tanto più che preferisce eliminare il Crocifisso dalle pareti. E' in atto un plagio di massa che devia e manovra le nostre coscienze, soprattutto attraverso i mass-media. Dov'è l'armatura dei cristiani? Avviene che i Movimenti Cattolici, tra cui anche il Rinnovamento Carismatico, perdono adesioni, mentre si registra un aumento di conversioni in Asia, in Africa e in Brasile. Il Signore continua ad agire nella nostra storia e, proprio da queste Nazioni, dobbiamo attingere l'esempio ed il coraggio di perseverare e crescere nella fede. Noi, con la nostra armatura, possiamo essere una “chance” per la Chiesa e diventare delle truppe scelte per far prevalere l'Amore di Dio sull'odio. Le battaglie contro certe situazioni si combattono insieme e, perciò, andiamo avanti uniti, accresciamo la preghiera e la fede, ricordando che la vittoria sta solo in Cristo, perché è Lui che combatte prima di noi e insieme a noi.

Nel pomeriggio, dopo la recita del Santo Rosario e l'esecuzione di vari canti di lode, è intervenuto per la sua seconda relazione Padre Colonna, che ha così affermato: Attualmente si sta realizzando il disegno di Dio consistente nel ritorno di Cristo. Ciò che è importante capire è in quale tappa del Suo disegno ci troviamo e, per comprendere il combattimento spirituale degli ultimi tempi, occorre tenere presente che la venuta del Signore sarà preceduta da vari segni.

Partecipanti

Un altro modo di intendere il combattimento spirituale è quello che avviene attraverso l'Evangelizzazione, durante la quale crolla il regno di satana tra le potenze infernali e trionfa la potenza del Regno di Dio. Padre Carlo ha poi portato all'attenzione dell'assemblea l'indizione del nuovo Sinodo previsto per l'Ottobre del 2012 sulla Nuova Evangelizzazione. In tale occasione il Santo Padre Benedetto XVI inaugurerà l'anno della Fede, sia per sensibilizzare i cristiani ad una rinnovata adesione a Cristo, sia per avvicinare alla fede coloro che, ancora, ne sono lontani. Il Magistero Ecclesiale ci sta conducendo verso un Kairòs di Grazia, un tempo privilegiato ed opportuno di Evangelizzazione. Quest'ultima non è mera pubblicizzazione della Chiesa, ma un mistero di salvezza in cui Cristo agisce in modo nuovo per rinnovare gli uomini. Il Rinnovamento Carismatico Cattolico e gli altri Movimenti Ecclesiali, sorti dopo il Concilio Vaticano II, sono canali della Nuova Evangelizzazione sotto l'influsso dei carismi. Nel clima dell'attuale scristianizzazione dell'Europa, della disgregazione della famiglia, dell'apostasia dei popoli che rifiutano Cristo come al tempo di Israele, quali sono i termini della Nuova Evangelizzazione? Essa va fatta tenendo presente il prossimo ritorno di Cristo, il quale si presenterà nella veste del gran mietitore. Il ritorno di Cristo sarà motivo di gioia per tutti i santi e per coloro che sperano in Lui. Cristo è la nostra gioia. Il Suo ritorno richiede zelo ed una grande fede nella Parola di Dio. I tempi di oggi richiedono che l'Evangelizzazione sia sostenuta da fervente zelo e grande fede nella Parola di Dio. L'annuncio del Vangelo dovrà essere strumento di unità e, per questo, la Nuova Evangelizzazione non può separarsi dall'impegno per l'Ecumenismo.

E' seguita un'intensa preghiera di guarigione interiore, affinché ognuno di noi fosse guarito dalle proprie debolezze e corroborato dalla Grazia per superare le sfide che la nostra fede deve affrontare ogni giorno. Grande gioia ed esultanza è stata manifestata all'arrivo di Sua Eccellenza Mons. Mani che, mentre attraversava il centro dell'assemblea, è stato accolto con applausi e canti. Prima della Celebrazione Eucaristica, il nostro Presidente Giuliano ha rivolto all'Arcivescovo di Cagliari un caloroso saluto a nome di tutta la Comunità, elencandogli le tappe del cammino comunitario degli ultimi mesi.

Mani

Nel prendere la parola durante l'Omelia, Mons. Mani ha elogiato l'apostolato della Comunità e si è complimentato per la partecipazione alquanto numerosa a questo Convegno ed ha evidenziato, inoltre, come il tema scelto per tale giornata avesse una connotazione profetica in vista dell'indizione, da parte del Santo Padre, del prossimo anno dedicato alla “Fede”. Mons. Mani ha proseguito affermando che il dono della fede ci salva ed il cristiano si caratterizza proprio per la presenza di tale dono che scaturisce dal Battesimo. Oggi la Parola di Dio ci ha evidenziato un aspetto importante per la fede: il ruolo del profeta, il quale parla a noi in nome di Dio. I profeti non sono gli indovini o coloro che predicono il futuro: essi sono coloro che parlano al posto di Dio, e Dio parla sempre attraverso i fratelli. Ma come facciamo a sapere se sono io a parlare oppure se è Dio che parla? Certamente ci vuole discernimento. Ce lo dice Sant'Ambrogio: “tutte le volte che si dice la verità, è lo Spirito che parla”. Il primo profeta è tuo marito, tua moglie! Grazie al Battesimo partecipiamo al Ministero Profetico, Regale e Sacerdotale di Cristo e, perciò siamo chiamati ad esercitare, con responsabilità, tale ruolo. Guai se un profeta dicesse falsità: egli deve sempre dire la verità anche quando ciò comporta il sorgere di vari nemici. Il profeta, parlando in nome di Dio, diventa autorevole e, di questo, ne abbiamo un esempio in Madre Teresa di Calcutta. In occasione del ritiro del Premio Nobel che le fu assegnato, lei ebbe modo di richiamare tutti alla verità, e lo poté fare con l'autorevolezza proveniente dal suo vivere quotidiano, caratterizzato dall'impegno ad assistere coloro che tutti avevano emarginato. Perché si possa diffondere la fede nel mondo, è necessario che i profeti siano audaci e veritieri. Noi siamo Suoi profeti e, se vogliamo che la verità giunga ai cuori di chi ascolta, non è sufficiente parlare solo con la bocca, ma occorre farlo soprattutto con la vita.L'assemblea, dopo aver ascoltato attentamente tali esortazioni, ha manifestato la sua gioia ed un rinnovato slancio per testimoniare la Verità del Vangelo. Un grande coraggio ed una nuova speranza trasparivano dai volti dei presenti che lasciavano la sala del Convegno, fortificati dalle parole ascoltate durante la giornata e dal dono dello Spirito Santo effuso dal Padre Celeste con abbondanza.

L'Incontro di Preghiera Settimanale

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