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XV Conferenza Internazionale della Catholic Fraternity

Assisi, 28 Aprile – 1° Maggio 2012

Si è svolta ad Assisi la XV Conferenza Internazionale della Catholic Fraternity dal 28 Aprile al 1° Maggio 2012. I lavori di tale Conferenza sono stati preceduti dall'Assemblea dei Moderatori e Presidenti delle Comunità aderenti ad essa. Dopo aver discusso e votato su vari punti all'ordine del giorno, abbiamo avuto modo di ascoltare diverse Relazioni sull'Ecumenismo e la Nuova Evangelizzazione. Contemporaneamente si è svolto, con il consenso della Santa Sede, un nuovo incontro dei Vescovi interessati a conoscere meglio il Rinnovamento Carismatico. In tale occasione si sono riuniti una quarantina di Vescovi che hanno approfondito il Tema “Ecumenismo e Nuova Evangelizzazione”. La Conferenza aperta a tutti i partecipanti ha avuto come Tema generale “Uniti in Cristo per una Nuova Evangelizzazione”. Presenti numerosi Sacerdoti, circa una sessantina, e molte le Comunità giunte dall'Europa, dall'Africa, dall'Asia, dal Nord e dal Sud America, dall'Oceania. Oltre al Presidente e alcuni membri del Consiglio Spirituale della nostra Comunità, a quelle intensissime giornate ha partecipato una nutrita delegazione della stessa.

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Riportiamo qui di seguito alcuni degli interventi dei Relatori che si sono susseguiti nelle giornate di Convegno della Catholic Fraternity. Molto attesa ed interessante è stata la Relazione di Padre Raniero Cantalamessa svolta all'Incontro dei Responsabili. Così ha asserito Padre Raniero: Cari fratelli, vi parlerò dell'azione dello Spirito Santo perché ci stiamo avvicinando alla Pentecoste, anzi, ci siamo gia. Noi siamo nella Pentecoste dal primo al cinquantesimo giorno, così come sostengono i Padri della Chiesa, ed è fondamentale per noi soffermarci nei suoi aspetti più profondi. Nella Pentecoste troviamo, infatti, il codice genetico della Chiesa. Come ogni albero ha il suo codice nelle radici, così la Chiesa lo ha nella Pentecoste. Anche se viviamo tempi diversi e vi sono nuove generazioni, Gesù continua a mandare il Suo Santo Spirito. Ascoltate la Parola degli Atti degli Apostoli: “Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua...”

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Quando Dio fa qualcosa di importante per salvarci, accompagna il Suo operato con dei segni: nel Suo primo intervento osserviamo il segno del vento che soffia... non sappiamo dove arriva e dove va; il secondo segno è il vedere: “apparve loro”. Se noi ci domandassimo cos'è lo Spirito Santo, la risposta sarebbe sicuramente: una fiamma di Amore. Attraverso il Suo Spirito, infatti, l'amore di Dio è stato versato, travasato, come se fosse un flusso continuo. Questo è ciò che Dio intese fare sin dall'inizio del mondo: condividere il Suo Amore. Gesù, con la Sua Croce, ha manifestato l'Amore e, per far questo, ha avuto bisogno dello Spirito Santo. Soprattutto l'esperienza della Pentecoste fa sperimentare l'Amore di Dio e ci fa sentire amati da Dio. Alla domanda “quale è l'esperienza più grande che hai fatto della Pentecoste?”, la risposta più frequente è stata: “Mi sono sentito amato da Dio”. Voi Carismatici fate spesso questa esperienza, durante la quale in voi scatta quella lode che si può identificare nel parlare e cantare in lingue, ed è in quel momento che l'Amore di Dio entra nell'uomo ed il suo cuore diventa veramente un Paradiso. Se non si capisce la Pasqua di Gesù come realizzazione dell'antica Pasqua, non si può comprendere la Pentecoste. Al tempo di Gesù la Pentecoste celebrava il dono della “Thorà” ma, poi, dalla Parola/Legge scritta sulla pietra si è passati alla Parola/Legge scritta nel cuore dell'uomo. L'antica Legge non poteva dare la vita, mentre la nuova Legge la dona. Ma c'è un'altra novità: Gesù non ha abolito la vecchia Parola o vecchia Legge ma, con il dono del Suo Spirito, noi siamo spinti ad agire spontaneamente, senza paura, perché a muoverci è l'amore, e non più la paura di essere puniti. Dopo la venuta di Gesù iniziamo a vedere Dio non come un nemico, ma come Colui che ci ama. Padre Cantalamessa ha poi proseguito: il Cristianesimo è diverso dalle altre religioni perché ci presenta prima il Dono: “Gesù”, Colui che ci ha amato per primo, mentre le altre religioni ci presentano ciò che si deve o non si deve fare! Volete evangelizzare? Non presentate prima la Legge, ma l'Amore! L'Amore di Dio è e deve essere il prerequisito di ogni evangelizzazione, diversamente non è efficace; in questo non siamo soli: ci è stata data la Grazia per avere la forza di attuare la Legge. Quanti vedevano e sentivano parlare gli Apostoli restavano stupiti, sbigottiti e perplessi: è lo stupore lasciato dall'azione dello Spirito Santo. Avendo ricevuto lo Spirito Santo, la Chiesa è aperta a tutte le diverse etnie, pur essendo il Cristianesimo un'unica religione. Lo Spirito Santo spinge la Chiesa, infatti, a spezzare ogni barriera e divisione. Vi voglio presentare un contrasto: a Babele parlavano una sola lingua e nessuno poteva capire quella degli altri, mentre tra gli Apostoli, nella Pentecoste, si parlavano molte lingue e ognuno trovava comprensibile quella dell'altro; a Babele vi erano persone religiose che volevano costruire un Tempio la cui cima raggiungesse il Cielo, non per dare lode a Dio, ma per dare un nome a se stessi. Dopo la Pentecoste, invece, i discepoli, meravigliati dall'Amore di Gesù e di ciò che era avvenuto ad opera dello Spirito Santo, si preoccupavano di dare lode a Dio. Perciò, lo Spirito Santo ci fa riflettere sul passare dall'essere centrati su noi stessi all'essere centrati sul Signore. Allora vorrei dire, ha continuato Padre Cantalamessa, che non possiamo vivere incentrati su noi stessi e su quanto realizziamo perché, in tal modo, ogni nostra iniziativa diventerebbe una Babele piuttosto che una Pentecoste, mentre sarà Pentecoste se ciò che faremo sarà compiuto per Dio. Occorre essere ricolmi di Spirito Santo e passare attraverso il Mistero della Pentecoste: solo così potremo allettare le menti e conquistare i cuori, diversamente noi consegneremo agli altri solo le nostre parole e i nostri fatti. Le Comunità Carismatiche devono ritornare al Kerigma e annunciarlo. Anche San Paolo ha mostrato che la fede nasce soltanto in presenza del Kerigma e non della Didaché. Il Kerigma è l'annuncio della Buona Notizia nelle tappe principali della vita di Gesù (cfr. Lc 4,18-21), mentre la Didaché è costituita dalla catechesi, dai testi e dalla dottrina. Spesso capita che noi vogliamo far conoscere la dottrina o le regole, e presentiamo Gesù come una regola da accettare. Non è così. Noi dobbiamo aiutare, piuttosto, a far fare esperienza di Gesù Risorto e del Suo Amore. Dopo che i fratelli avranno fatto tale esperienza d'amore con Gesù, allora i loro cuori saranno toccati ed essi si pentiranno. Questa è l'esperienza del passaggio dello Spirito Santo ed Egli, con il Suo agire, porta il frutto della concordia e della comunione.

E' poi intervenuto Mons. Peter Hocken, ordinato Sacerdote nel 1964, grande conoscitore del Rinnovamento Carismatico Cattolico che si è occupato di numerosi incontri Ecumenici. La sua Relazione è stata molto incisiva: Carissimi, ancor più oggi dobbiamo far nostre le parole di Gesù sull'Unità tra i Cristiani per promuovere e vivere l'Ecumenismo in modo concreto. Siamo chiamati ad entrare nella preghiera con il desiderio di Gesù: l'Unità. Ed occorre considerare in modo attento le parole di Padre Paul Couturier, definito il padre dell'Ecumenismo Spirituale, che vennero poi recepite dal Concilio Vaticano II nel Decreto “Unitatis Redintegratio”.

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Egli dedicò tutto il suo impegno per rivalorizzare l'Ottavario di Preghiera per l'Unità dei Crtistiani e ne cambiò l'ottica: da quella che presupponeva il ritorno dei fratelli separati alla Chiesa Cattolica a quella della riconciliazione reciproca tra tutti i Battezzati nella fede Cristiana, a qualunque Confessione o Denominazione appartenessero. Paul Couturier ha esortato a mantenere stretti i legami con le personalità di ogni Confessione Cristiana ed anche con gli Ebrei e i Musulmani, e a non perdere di vista i contatti con il Consiglio Ecumenico delle Chiese. Da qui si deduce che l'amore al prossimo è ciò che spinge a volere e mantenere l'unità. Il lavoro di Padre Couturier ha prodotto la conversione, fondamentale per il riavvicinamento delle realtà Cristocentriche. A sostegno di questo impegno, oggi ancor di più, occorre pregare perché i cristiani si riuniscano, secondo la richiesta di Gesù al Padre: “Che siano uno come noi”. Mons. Hocken, dopo aver evidenziato come all'inizio l'Ecumenismo sia stato molto trascurato, ha proseguito dicendo: Il Rinnovamento Carismatico, come ha affermato il Papa, è una esperienza di libertà guidata dallo Spirito. Giovanni Paolo II, nell'Enciclica “Ut unum sint”, ha individuato, tra le risorse del Rinnovamento, il suo compito Ecumenico di unire i Cristiani tra loro divisi. L'aspirazione all'unità di ogni Comunità Cristiana va di pari passo con la sua fedeltà al Vangelo e, quando si tratta di persone che vivono la propria vocazione Cristiana, esso parla di conversione interiore e di un profondo rinnovamento della mente. Ciascuno deve, dunque, convertirsi più radicalmente al Vangelo e, senza mai perdere di vista il disegno di Dio, mutare il suo sguardo. Con la realizzazione dell'Ecumenismo potremo contemplare le “meraviglie di Dio” tra le genti, perché la fede è destinata a tutta l'umanità ed esige di essere tradotta in ogni cultura. L'elemento che decide sulla comunione nella verità è il significato della verità stessa, la cui espressione può essere multiforme. E il rinnovamento delle forme di espressione si rende necessario per trasmettere all'uomo di oggi il messaggio evangelico nel suo immutabile significato. Questo rinnovamento ha, perciò, un'importanza Ecumenica singolare, non soltanto per il suo modo nuovo di esprimere la fede, ma per la stessa vita di fede. Ci si potrebbe allora chiedere: chi deve attuarlo? Il Concilio risponde chiaramente a questa domanda: esso “riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i Pastori, e tocca ognuno secondo la propria capacità, tanto nella vita cristiana di ogni giorno quanto negli studi teologici e storici”. Tutto ciò è estremamente importante e di fondamentale significato per l'attività Ecumenica. Ne risulta inequivocabilmente che l'Ecumenismo, il movimento a favore dell'unità dei Cristiani, non è una qualche “appendice” che s'aggiunge all'attività tradizionale della Chiesa ma, piuttosto, appartiene organicamente alla vita e all'azione di essa. Questo, di conseguenza, deve pervadere l'attività Ecclesiale ed essere come il frutto di un albero che, sano e rigoglioso, cresce fino a raggiungere il suo pieno sviluppo. E, quando si prega insieme tra Cristiani, il traguardo dell'unità appare più vicino. La lunga storia dei Cristiani, segnata da molteplici frammentazioni, sembra ricomporsi, tendendo a quella Fonte della sua unità che è Gesù Cristo. Egli “è lo stesso ieri, oggi e sempre!”. Nella comunione di preghiera Cristo è realmente presente; prega “in noi”, “con noi” e “per noi”. È Lui che guida la nostra preghiera nello Spirito Consolatore che ha promesso e ha dato alla Sua Chiesa già nel Cenacolo di Gerusalemme, quando Egli l'ha costituita nella sua originaria unità. Sulla via Ecumenica verso l'unità, il primato spetta senz'altro alla preghiera comune e all'unione orante di coloro che si stringono insieme attorno a Cristo stesso. Se i cristiani, nonostante le loro divisioni, sapranno sempre di più unirsi in preghiera comune attorno a Cristo, crescerà la loro consapevolezza di quanto sia limitato ciò che li divide a paragone di ciò che li unisce. Malgrado le nostre divisioni, noi stiamo percorrendo la via verso la piena unità. La preghiera comunitaria ci permette sempre di ritrovare la verità evangelica delle parole “Uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli” e la preghiera “Ecumenica”, in particolare, svela questa fondamentale dimensione di fratellanza in Cristo. Grazie al dialogo Ecumenico possiamo parlare di maggiore maturità della nostra reciproca preghiera comune. Lo Spirito Santo lavora ed opera, ha sottolineato Mons. Hocken, e l'esperienza dello Spirito Santo ha reso gli incontri tra le diverse Confessioni Cristiane più veloci. L'effusione nello Spirito ci può condurre ad una fase di conversione Ecumenica e a comprendere il ruolo dell'unità nello Spirito Santo, senza il quale l'unità non è possibile. Giovanni Paolo II diceva che l'Ecumenismo comporta maggior conversione, maggior fede, ma anche maggiori attacchi. Quando guardo al passato, ha concluso Mons. Hocken, sono stupefatto per come le cose siano cambiate. Anche per i Vescovi è diventato oggi normale parlare di Ecumenismo e ritrovarsi tra Cristiani, così come è nel progetto di Dio. Certo, la strada è ancora lunga, ma occorre al più presto superare la paura e la diffidenza, perché ed il resto sarà realizzato dallo Spirito Santo.

La Celebrazione Eucaristica del 28 Aprile è stata Officiata da S.E. Mons. Filippo Santoro il quale, nato in Italia, per ventisette anni è stato Vescovo in Brasile ed attualmente è Arcivescovo Metropolita di Taranto. Nella sua Omelia ha proposto degli spunti molto interessanti: Eccell.mi Vescovi, Sacerdoti, Diaconi, Responsabili e amici della Catholic Fraternity presenti, ringrazio Dio per questo momento di grazia che mi ha dato da vivere. Stamattina abbiamo terminato l'incontro con i Vescovi ed è stata un'ottima esperienza. Nel Vangelo di oggi abbiamo ascoltato: “Signore, da chi andremo? Tu solo, Signore, hai parole di vita eterna”. E' la risposta di Pietro a Gesù che, dopo aver fatto il Suo insegnamento sul Pane di Vita e dopo aver constatato l'incredulità di quasi tutti i Suoi ascoltatori che lo avevano abbandonato, si rivolse ai Dodici per dire loro: “Volete andarvene anche voi?”, intendendo sottolineare, così, che il Suo messaggio dato non poteva essere modificato o aggiustato.

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L'incapacità di stupirsi e la fatica della gratitudine, infatti, avevano spinto tanti a rifiutare il Signore. Gesù, sicuramente addolorato, non ha ritirato il Suo dono perché non compreso; tutt'altro, ha chiesto solo che venisse accolto. Restare con il Signore comporta impegno costante, ha affermato Mons. Santoro. Per rimanere nelle Comunità occorre saper accettare tante difficoltà ed abbiamo tanti motivi per rimanervi ben radicati: lasciarci formare dalla Parola di Dio; nutrirci alla Mensa del Corpo del Signore; rendere grazie a Dio nella Celebrazione e nella vita; imparare ad offrire noi stessi; imparare a camminare nell'unità con Dio e tra i fratelli con un cuore riconciliato; vivere uno spirito di conversione; interrogarci sulla nostra vita riguardo al rapporto tra il Sacramento della Riconciliazione e quello dell'Eucarestia; mantenere raccoglimento e silenzio al fine di Celebrare con fede e consapevolezza; vivere nella carità con l'impegno missionario. Lo stare con Gesù è un'esperienza di fede che ci mette in relazione con il Risorto. Eppure, spesso, l'incontro con il Risorto, per nostra negligenza o distrazione, non si manifesta in alcun modo: segno, questo, che la vita cristiana per tanti non è esperienza di innamoramento e che non si è capito l'essenziale dell'essere Cristiani. E' possibile vivere la fede anzitutto laddove si è aiutati a farlo, ed ecco il vostro ruolo nelle Comunità, che sono di grande aiuto per tanti fratelli. E' pertanto necessario prendere sempre più coscienza che l'abbandono della fede è segno di uno scarso impegno educativo. Per questo occorre il coinvolgimento delle famiglie e la presa di coscienza che soltanto l'esempio educa veramente. Il ruolo delle Comunità, degli educatori e delle famiglie è fondamentale. Bisogna riprendere a parlare, a raccontare cosa avviene nei Convegni e nella Santa Messa e, inoltre, vincere l'ignoranza spirituale, puntando molto sulla formazione delle menti e dei cuori. Nel cuore dell'uomo ci sono molte speranze ma, tante volte si rimane delusi, perché esse sono riposte nelle cose materiali e passeggere. La Parola di Dio ci invita a orientarci sulla “grande Speranza”, la Speranza della Vita Eterna. Certo, fin da questa terra possiamo gustare l'amore di Dio e vedere la bellezza dell'esperienza con Lui, ma la nostra fame e sete saranno saziate solo quando potremo entrare nella Vita Eterna, dove si compirà, appunto, la nostra grande Speranza. La nostra fame e la nostra sete avranno sazietà e sarà Gesù che risponderà al nostro desiderio. Fin d'ora comincia certamente a darci segni che in Lui è possibile sperimentare la pace, ma la beatitudine sarà piena solo nell'eternità. La fede e il Battesimo ci “immergono” in Gesù e ci comunicano la Sua stessa vita che potrà essere gustata in pienezza nella SS. Eucarestia. In conclusione, Monsignor Santoro ha esortato l'assemblea con queste parole: Dite a Gesù: “Tu, Signore, hai parole di vita eterna. E noi, con Pietro, in questa opera di evangelizzazione vogliamo affidarci al Pastore che guida la Chiesa. Signore, aiutaci a seguire la Chiesa e il Santo Padre e ad essere a Lui fedeli”.

Matteo Calisi, Presidente della Catholic Fraternity, nel prendere la parola a nome del Pontificio Consiglio per i Laici, ha ringraziato per l'impegno missionario che ogni Comunità sta portando avanti nelle rispettive Diocesi, Regioni e Nazioni. Guardando ai mesi che verranno, il Presidente ha detto che ora, nell'Anno della Fede voluto dal Santo Padre, ci si prepara ad un rinnovato impegno nell'Ecumenismo e nella Nuova Evangelizzazione, non possiamo dimenticare, ha affermato, che il Rinnovamento Carismatico è il Movimento Missionario in più forte crescita di evangelizzazione nel mondo, il più grande Movimento di risveglio del Cristianesimo. Ciò è avvenuto ad opera dello Spirito Santo, al di là di ogni aspettativa e previsione.

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L'unità dei Cristiani non è un'operazione da laboratorio, ma l'azione potente dello Spirito. Dobbiamo coltivare sempre l'unità dei Cristiani, in quanto l'Ecumenismo è un evento straordinario dello Spirito ed anche gli Statuti della Fraternity incoraggiano la scelta Ecumenica. L'Europa ha avuto un ruolo unico in quest'opera di missione: da essa sono partite le nostre divisioni ecclesiali e dalla stessa Europa è iniziata la riconciliazione. Anche noi abbiamo la responsabilità di non aver testimoniato l'amore reciproco, ma crediamo che un giorno si realizzerà la Preghiera di Gesù: “Padre, fa' che tutti siano una cosa sola”. E' un impegno che la Catholic Fraternity deve assumersi con responsabilità. La Preghiera di Gesù è infallibile e noi crediamo che le varie Chiese giungano presto alla guarigione delle ferite provocate dalle nostre divisioni. Ci sono certamente vari errori legati all'Ecumenismo, come ad esempio il “proselitismo” anziché l'accoglienza, l'“ignoranza” anziché il rispetto della Verità, ma siamo grati alla Chiesa per il suo instancabile impegno profuso per il loro superamento, perché il conflitto tra Cristiani oscura il mistero della Croce che, invece, dovrebbe portare alla salvezza. L'evangelizzazione passa attraverso la Pentecoste ed è a partire dalla spiritualità legata ad essa e al Battesimo nello Spirito che si giunge all'unità: tutti ci siamo abbeverati al medesimo Spirito. Leggiamo nel Libro di Gioele: “Io spanderò il mio Spirito su ogni carne”. Poiché questa grazia del Battesimo nello Spirito è vissuta dalle varie Confessioni, essa è veicolo di unità. E' urgente l'impegno nell'Ecumenismo attraverso una Nuova Evangelizzazione davanti alla secolarizzazione dirompente che avanza e che, in certi Paesi del Nord Europa, ha già spazzato via il Cristianesimo, e davanti al nichilismo morale e spirituale che nega la stessa idea della verità! La Chiesa si trova davanti ad una sfida. Quali sono i principali nemici? Il soggettivismo morale, l'edonismo, il consumismo, il narcisismo, l'idolatria, la New Age, le Sette. I figli delle tenebre, più scaltri dei figli della luce, inducono in confusione la gente semplice che, pur credendo in Dio e aderendo alla Chiesa, abbraccia facilmente ogni ideologia che le viene proposta. Mentre, invece, il vero uomo timorato di Dio lo si riconosce e chi ha olfatto spirituale sa discernere l'uomo integro e saldo nella fede e nell'amore per Dio. Il Presidente della Catholic Fraternity ha affermato che l'amore è la chiave della Nuova Evangelizzazione. Dobbiamo studiare nuove strategie per evangelizzare insieme alle altre Chiese Cristiane, rifiutare atteggiamenti di irenismo e obbedire alla Verità affidataci dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dal Magistero, fidarci dello Spirito Santo e cooperare a partire dalle cose che ci uniscono. Non dobbiamo usare le cose Sacre di Dio per fare proselitismo, ma essere rispettosi della sensibilità degli altri. Che cosa ci unisce tra Cristiani? ha chiesto Matteo. La Signoria di Cristo Gesù, che è il Kyrios, l'Unico Signore e Salvatore! Siamo giustificati da Cristo per mezzo della Grazia e tutti coloro che accettano Cristo come Signore e Salvatore sono salvi. C'è una sola Chiesa perché c'è un solo Cristo. Con gli altri Cristiani dobbiamo adempiere alla missione dataci da Gesù: “Andate ed evangelizzate sino agli estremi confini della terra...” e “Amatevi gli uni gli altri” e allora tutti crederanno. Più ci avviciniamo a Lui e più ci avviciniamo gli uni agli altri. E' oggi necessario guardare alle differenze con uno sguardo riconciliato ed apprezzare le diversità delle altre Chiese come doni preziosi, senza sospetti. Nel dialogo e nel cammino Ecumenico occorre un cambiamento interiore per lasciare che lo Spirito Santo operi. Non temiamo di lasciar operare lo Spirito Santo! Se apparteniamo al Rinnovamento Carismatico dobbiamo lasciarci coinvolgere da questa profetica azione Ecumenica. L'Enciclica “Ut unum sint” parla di guarigione della memoria e dell'importanza di non accusare gli altri. Giovanni Paolo II per primo ha chiesto spesso perdono alle altre Chiese storiche Protestanti. Coraggio, guardiamo avanti e non più al passato e, se ancora non siamo completamente uniti, siamo senz'altro meno divisi.

Numerosi e interminabili applausi hanno accolto la salita al palco di Padre Raniero Cantalamessa, Predicatore Apostolico, il quale si è così rivolto all'assemblea attenta: Vi siete riuniti in questa Conferenza per riflettere sul tema: “Uniti in Cristo per una Nuova Evangelizzazione”. “Evangelizzare” significa diffondere la buona notizia che il Regno è venuto in mezzo a noi e la buona notizia è che “Gesù è Risorto”. Il Regno di Dio si è realizzato proprio nella Resurrezione di Gesù. Dobbiamo prima di tutto accettare di essere evangelizzati: solo così l'evangelizzazione avverrà attraverso i nostri occhi ed il nostro sguardo profetico, piuttosto che mediante la bocca. A Gerusalemme le donne hanno visto il Risorto e si sono messe a correre per tornare al Cenacolo; grazie ai loro occhi gli Apostoli hanno capito l'evento di Grazia. Se voi oggi siete qui è perché qualcosa è già successo nella vostra vita, come è avvenuto nei discepoli. Chi ha messo nel cuore di Giovanni la certezza che “Gesù è il Signore”? Lo Spirito Santo, Colui che muove i cuori.

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Prima della Creazione Dio era Dio, ma non Signore. Lo è diventato quando le creature hanno potuto riconoscere la Sua Signoria. Lui è il Signore ma, in realtà, noi Lo rendiamo tale quando assumiamo la decisione di riconoscere la Sua autorità su di noi. Gesù è il Signore! Non si tratta di riconoscere che Lui è il Figlio di Dio, quanto di professare che “Gesù è il Signore”. Questo è uno dei maggiori contributi del Rinnovamento Carismatico, che ha saputo approfondire le implicazioni teologiche di tale affermazione. I più grandi Teologi dell'ultimo tempo hanno descritto l'importanza teologica del Rinnovamento Carismatico, per aver incrementato la “dottrina della Signoria di Gesù”. Uno dei passaggi chiave di San Paolo è: “Gesù fu obbediente sino alla morte... Ogni lingua proclamerà che Gesù è il Signore”. Colui che dice “Gesù è il Signore” è salvato e scopre il Gesù vivente. Siete pronti per questo nuovo atto di Fede? Una volta che avrete accettato Gesù e ricevuto la spada dello Spirito, il vostro potere di evangelizzazione sarà efficace. Alcuni elementi necessari per testimoniare Gesù sono l'Unità, la Speranza e la Gioia. Nelle prime Comunità Cristiane dopo la Pentecoste, dove erano quotidiane le esperienze di comunione e di preghiera, i Cristiani riuniti ascoltavano l'insegnamento degli Apostoli condividendo ogni cosa nell'amore fraterno, e la loro gioia attirava altri fratelli. L'amore gli uni per gli altri era allora fondamentale per l'espansione del Cristianesimo e, ancora oggi, la sfida moderna è proprio l'Unità. Come gli Apostoli hanno diffuso l'importanza della Speranza, così anche noi infondiamo Speranza perché essa ha un potere miracoloso. Noi cristiani dobbiamo diffonderla poiché Gesù è Risorto e anche noi, un giorno, risorgeremo, ed anche perché la gente è bisognosa della Speranza come lo è di ossigeno. La presenza di Gesù nella nostra vita produce quotidianamente la Gioia ed è, perciò, importante praticarla ed insegnarla ai giovani! Auguro alle vostre Comunità di vivere in pienezza il trinomio dell'Unità – Speranza – Gioia.

Altrettanto interessante è stato l'intervento di S.E. Mons. Filippo Santoro sul tema “Benedetto XVI ispira e sostiene i Movimenti Ecclesiali e le Nuove Comunità”. Egli ha ricordato il Beato Giovanni Paolo II quando, nel 1998, incontrò in Piazza San Pietro i Movimenti per la Pentecoste. Il Papa, in quel 30 Maggio del 1998 disse:“L'aspetto istituzionale e quello carismatico sono quasi co-essenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono, anche se in modo diverso, alla sua vita, al suo rinnovamento ed alla santificazione del Popolo di Dio. E' da questa provvidenziale riscoperta della dimensione carismatica della Chiesa che, prima e dopo il Concilio, si è affermata una singolare linea di sviluppo dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità”. Dopo aver sottolineato che l'irruzione dello Spirito Santo ha dato vitalità ai Movimenti, segno di una speranza che rilancia una buona proposta di Evangelizzazione, Monsignor Santoro ha preso in esame i più significativi interventi dell'attuale Pontefice, ed ha ricordato che egli, il 22 Maggio del 2006, in occasione del II Congresso Mondiale dei Movimenti Ecclesiali e delle Nuove Comunità riunite a Rocca di Papa, rivolse queste parole: “Cristo, che è “la bellezza di ogni bellezza”, si rende presente nel cuore dell'uomo e lo attrae verso la sua vocazione che è l'amore... Nel corso dei secoli, il cristianesimo è stato comunicato e si è diffuso grazie alla novità di vita di persone e di comunità capaci di rendere una testimonianza incisiva di amore, di unità e di gioia. Proprio questa forza ha messo tante persone in “movimento” nel succedersi delle generazioni... Attraverso i fondatori e gli iniziatori dei vostri Movimenti e Comunità avete intravisto con singolare luminosità il volto di Cristo e vi siete messi in cammino”.

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Nel 1998, quando ancora era Cardinale, il Santo Padre Benedetto XVI aveva affermato che le Comunità e i Movimenti sono un aiuto alla Successione Apostolica e un servizio alla missione nel mondo. Da Papa, Sua Santità Benedetto XVI ha esortato i Movimenti ad una vita apostolica da lui denominata “azione apostolica”, all'annuncio del Vangelo, ad una vita missionaria, a vivere la vocazione del proprio carisma. Solo quando si è fatto un incontro personale con il Cristo, allora la persona può crescere nella profonda comunione con Lui e poi nella fraternità, nella condivisione, nell'accoglienza e nella solidarietà. I Movimenti e le Nuove Comunità sono chiamate ad essere scuole di comunione per tutta la Chiesa, segno luminoso della sua bellezza e della bellezza di Cristo. Nell'esperienza dell'unità ad opera dello Spirito sono abolite le divisioni e la comunione consiste nel realizzare pienamente noi stessi nell'obbedienza al Signore: questa è la libertà dei figli di Dio. Fare scuola di comunione significa donarsi, aderire ad un altro con tutta la nostra vita, piuttosto che agire a proprio piacimento. Ai Vescovi il Papa ha detto: “Vi chiedo di andare incontro ai Movimenti con molto amore”. Certamente qualcuno di essi va indirizzato, ha proseguito Mons. Santoro interpretando il pensiero del Santo Padre, ma il loro dinamismo è fondamentale contro la secolarizzazione. I Movimenti e le Comunità sono un dono fatto alla totalità della Chiesa e devono essere accolti nella Chiesa locale e lasciati liberi di agire secondo il proprio carisma. Bisogna superare un atteggiamento ipercritico nei confronti dei Movimenti e, inoltre, difendere l'unità della Chiesa. Dove vi è Pietro lì c'è la Chiesa, dove sono i Vescovi lì c'è la Chiesa, ed i Movimenti sono parte viva di essa. S.E. Mons. Santoro ha concluso così la sua relazione: E' per me un piacere e vero motivo di gioia vedere quale grande amore ha la Catholic Fraternity nei confronti dei Vescovi e dei Sacerdoti tutti. Auspico che anche noi, Vescovi e Sacerdoti, possiamo amare la Catholic Fraternity quale porzione privilegiata del popolo di Dio.

José Prado Flores, fondatore e direttore delle Scuole di Evangelizzazione del Messico, ha esposto all'assemblea diversi suggerimenti sulle modalità per un'efficace Evangelizzazione. Noi siamo predicatori e, con la nostra voce, annunciamo la Parola di Gesù, Colui che è nutrimento, vita e luce per i nostri passi. Non ci potrà essere Nuova Evangelizzazione senza Nuovi Evangelizzatori! Ha affermato con fermezza José Prado. Gesù è il modello di ogni evangelizzatore e noi siamo chiamati a seguirne le orme. Gesù andò al Giordano per farsi battezzare da Giovanni, uscì dall'acqua e lo Spirito di Dio scese come colomba su di Lui: fu una forte esperienza dell'Amore di Dio. Nel paragonare l'evangelizzatore ad una macchina da corsa, José Prado ha invitato l'assemblea a pensare ad una Ferrari rossa che non può camminare perché non ha le ruote: Vediamo insieme quali sono le quattro ruote del Nuovo Evangelizzatore. La prima ruota da montare per la nostra Evangelizzazione consiste nello scendere al Giordano dove Gesù, con il Battesimo, ha fatto esperienza dell'Amore di Dio.

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La seconda ruota è l'andare a Damasco per guarire dalla cecità. Nel Rinnovamento Carismatico abbiamo sperimentato la guarigione fisica, quella interiore, ma ora abbiamo bisogno della guarigione religiosa che ci permette di superare tutto ciò che è in competizione con Gesù. San Paolo vive per Gesù e riconosce che il Signore gli appartiene perché lui appartiene a Gesù, l'unico mezzo di salvezza. Attenzione, noi tante volte costruiamo dei vitelli d'oro, dando più importanza a ciò che abbiamo fatto con le nostre mani per Dio, piuttosto che a quello che Dio ha fatto per noi. E' un'idolatria! Abbiamo bisogno di un incontro personale con il Signore Risorto, mentre molti si innamorano dell'opera delle proprie mani. Dai nostri occhi deve splendere la luce dell'incontro con Gesù Risorto, perché Lui ci ha sedotto e, attraverso noi, può sedurre altri fratelli. Ecco la terza ruota: una volta tuffati nel Giordano, occorre salire al Cenacolo che si trova al piano superiore. Là avviene l'esperienza Pentecostale e lo Spirito ci fa dono di due elementi: la “dynamis”, per farci acquisire la forza vitale dello Spirito per l'esercizio dei Carismi, e la “parresìa” (chiarezza e franchezza), affinché siamo convinti noi stessi per poter convincere gli altri. Tante volte il Rinnovamento Carismatico perde i carismi in virtù del fatto che preferiamo obbedire agli uomini piuttosto che a Dio. Dobbiamo, invece, recuperare tutti i carismi che appartengono all'evangelizzazione! Guai se il Rinnovamento perdesse i carismi e la “parresìa” che tocca i cuori. Avete ricevuto lo Spirito Santo? Avete fatto la vostra esperienza della Pentecoste personale? Perché senza Pentecoste non c'è Evangelizzazione e senza Nuova Pentecoste non c'è Nuova Evangelizzazione. La quarta ruota consiste nel camminare ad Emmaus ed ascoltare Gesù che spiega le Sacre Scritture. Alcuni evangelizzano con i libri, con i manuali, e dimenticano che solo la Parola di Dio può convertire. Se viviamo la Sua Parola, il nostro Signore sarà presente nella nostra vita, nel nostro volto e sulle nostre labbra.

E' stato il momento di Monsignor Peter Hocken, che ha svolto un'altra relazione dal titolo “Il Rinnovamento Carismatico: una grazia per l'unità dei Cristiani e del Popolo di Israele”. Egli ha cominciato il suo intervento col dire che il Rinnovamento Carismatico è una grazia dello Spirito Santo. Il Rinnovamento è una creazione del Signore e le sue origini sono state Ecumeniche. Esso, grazie all'esperienza della Signoria di Gesù e della guida dello Spirito Santo, ha la grande responsabilità di aiutare l'intera Chiesa a ricevere le sfide del suo interno rinnovamento. Tutte le Comunità della Chiesa sono chiamate ad essere Ecumeniche anche nel loro modo di pensare. Chi non comprende questo deve necessariamente invocare l'aiuto costante dello Spirito Santo. Il Rinnovamento dell'intera Chiesa è iniziato prima del Concilio, e non sarebbe stato possibile senza l'incoraggiamento dei Movimenti Ecclesiali. Anche il Rinnovamento Biblico Liturgico ha favorito un grande sviluppo del Cristianesimo Cattolico. Infatti, più ci facciamo guidare dallo Spirito Santo e più siamo biblici e liturgici.

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Dobbiamo tenere legate le due fasi del “Kerigma” e della “Didaché”. Il Kerigma è la proclamazione del primo annuncio che converte e che conduce alla fede e al Battesimo, mentre la Didaché consiste nell'insegnamento alle genti attraverso la Parola di Dio ed il Catechismo. Il Concilio ci invita ad un ritorno alle Scritture, perché l'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo e proprio la venuta di Gesù porta a compimento le Sacre Scritture. Il contributo che il Rinnovamento Carismatico è chiamato a dare è sicuramente quello di insegnare a valorizzare ed apprezzare le Sacre Scritture e, inoltre, di concretizzare l'unità tra i Cristiani e con il popolo di Israele. Dobbiamo preparare noi stessi e i vari popoli al ritorno di Gesù, che sarà l'evento carismatico più grande, perché Gesù verrà nella Gloria. Lo Spirito Santo prepara la venuta del Signore e anche noi la proclamiamo, perché questa è la Speranza della Chiesa. Contribuiamo anche noi, perciò, alla preparazione delle Nozze dell'Agnello.

L'Arcivescovo Malese S.E. Mons. H.G. John Lee, durante la sua Omelia, ha suggerito all'assemblea degli spunti molto edificanti e profondi, soprattutto quando ha affermato che, poiché Gesù è apparso ai Discepoli per testimoniare che Dio lo ha Resuscitato, la nostra fede sarebbe vana se Gesù non fosse vivo. Lui è il Buon Pastore ed il Suo essere Risorto ci incita a testimoniarLo in tutto il mondo: la nostra è una missione. Nel Vangelo di oggi abbiamo sentito parlare di Gesù che protegge e custodisce le pecore dal male. Ci sono certi pastori che mangiano le proprie pecore e, questo, costituisce per loro motivo di condanna. In Ezechiele c'è scritto: “Guai ai pastori che pascono se stessi... I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge?... Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse...”.

messa

Mi rivolgo a voi, Confratelli Vescovi, vigilate sulle vostre pecore, sui fedeli, affinché essi non intraprendano strade che portano al male. Oggi sembra tutto lecito ma, a volte, non lo è. Anche voi, leaders e Responsabili, vigilate e proteggete i membri delle vostre Comunità dalle strade oscure. Gesù definisce Se Stesso “porta del recinto”: Egli desidera che tutti entrino attraverso di Lui, perché Egli Stesso è la “porta”. Chi vi entra trova la salvezza e la vita in pienezza. Gesù dà la vita attraverso l'offerta della Sua, sceglie di morire perché noi possiamo vivere per sempre. Questa è la follia della Croce!

E' intervenuto il Cardinale Svizzero S.E. Mons. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Con il suo intervento ha voluto anche lui dare un forte stimolo affinché il Rinnovamento e la Fraternity si adoperino sempre più per una reciproca unità tra i Cristiani, ed ha così esordito: Cari fratelli, bisogna fare attenzione perché la divisione esistente si oppone alla volontà di Cristo. La divisione tra i Cristiani diventa uno scandalo per la Chiesa e le lacerazioni danneggiano l'annuncio del Vangelo. C'è urgente bisogno di un rinnovato slancio missionario perché, se non si è radicati in Cristo, l'attuale secolarizzazione in Europa può portare a delle profonde diatribe e a forti divisioni nella Chiesa. La fede ci conquista singolarmente, ma poi dobbiamo accettare e accogliere l'altro, il nostro fratello. Il ripristino della fede pubblica sarà la conseguenza di una Chiesa riunificata e rinnovata per una Nuova Evangelizzazione e per la difesa dell'autenticità del Cristianesimo. Solo l'unione può superare la dilagante privatizzazione della fede e può renderci capaci di far valere l'autenticità del Vangelo nella sfera pubblica. Compito dell'Ecumenismo moderno è che le Chiese Cristiane ritornino all'impegno missionario, come ha esortato il Concilio, invitando tutti i Cristiani ad un rinnovamento della vita interiore e al passaggio dall'atteggiamento conservativo a quello missionario.

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La Nuova Evangelizzazione consiste in uno sforzo rinnovato per l'annuncio del Vangelo soprattutto nella società secolarizzata, e sarà credibile solo se svolta in una chiave musicale Ecumenica. Infatti, se rendiamo testimonianza insieme la nostra voce sarà più credibile, mentre una Chiesa che non è più missionaria ha già dato le proprie dimissioni. Come facciamo sgorgare dalle nostre labbra ciò che portiamo nel cuore, così, se saremo ricolmi del Vangelo e di Cristo, non potremo fare a meno di parlare delle cose che appartengono a Cristo. Il Santo Padre ha istituito il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, la quale sarà efficace solo quando sarà capace di toccare il cuore libero dell'uomo, affinché si apra a Dio. Siamo bisognosi di tale incisività dell'annuncio, proprio perché l'epoca moderna non è caratterizzata dalla ricerca di Dio, ma piuttosto dall'oblio e dall'apatia o, addirittura, dal rifiuto per Dio, il quale, spesso, viene relegato al margine della vita sociale. L'Europa è veramente secolarizzata ed il rischio più reale è che essa lasci il posto a nuove idolatrie e a surrogati pseudo religiosi. Per ovviare a questo pericolo, l'uomo di oggi ha bisogno di testimoni ed i martiri ne sarebbero un credibile esempio: il sangue dei martiri odierni potrà contribuire all'unità dei Cristiani. Sta a noi accogliere questo dono affinché il Terzo Millennio possa recuperare l'unità dei Cristiani, futuro del Regno di Dio nel mondo. Si tratta di una sfida elevatissima per una Nuova Evangelizzazione che sapremo affrontare solo se saremo uniti. Al Convegno Internazionale non sono mancati i momenti di preghiera e le testimonianze di Comunità impegnate nella formazione, nell'Evangelizzazione o nel recupero degli emarginati. La Corale e i suoi musicisti hanno saputo condurre brillantemente i convenuti in elevate lodi al Signore. Le Sessioni riguardanti l'Adorazione al Santissimo hanno generato in tanti preghiere di lode e infiniti canti in lingue. Rilevante è stato il momento della Preghiera Ecumenica con le diverse realtà di Confessioni Cristiane, sotto l'osservazione e la direzione del Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, Sua Eminenza Cardinale Koch. Durante le giornate, inoltre, è stata data lettura del saluto incoraggiante e della Benedizione del Pontefice Benedetto XVI. E' stato un buon Convegno certamente perché il Signore ha agito, ma notevole è stato il contributo dei fratelli impegnati nei diversi ministeri e dei Responsabili delle Comunità che hanno saputo suggerire molte idee.

L'Incontro di Preghiera Settimanale

Galleria Fotografica

La coraleI partecipanti La coraleI partecipanti Giuliano MonacoOreste Pesare bandiereI Concelebranti Giuliano Monaco e Josè Prado FloresGiuliano Monaco e Padre Raniero Cantalamessa Mons. GajekJosè Prado Flores Jerard TestardLa corale La coraleLa basilica di Santa Maria degli Angeli

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L'invito alla Conferenza

locandina