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Siate lieti nella speranza

Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 24 Marzo 2019

Spesso la società, l’ambiente circostante e le problematiche della vita influiscono negativamente sull’atteggiamento delle persone, facendone un popolo di rassegnati. La Comunità Cristiana, al contrario, deve essere esempio e testimonianza di gioiosa speranza in Gesù, come ci ha insegnato anche la co-fondatrice Serva di Dio Simona Tronci, la quale annotava nei suoi diari: “Oh Signore, non vacillerà la mia fede, perché in Te ho riposto la mia speranza”… Per condividere la gioia dell’amore di Dio e crescere nella Speranza, la nostra Comunità si è data appuntamento Domenica 24 Marzo 2019 in occasione di un Convegno di lode, formazione e guarigione sul tema “Siate lieti nella speranza” (Rm 12,12). Sono stati relatori della giornata il laico di Malta Ivan Laferla, leader del Ministero del Canto, della lode e della Musica, nonché animatore dei Convegni Internazionali del R.C.C. ed il Vicario Generale della Diocesi di Cagliari Mons. Francesco Puddu. Canti, note melodiose e inni intonati dalla Corale, uniti alle lodi elevate al Signore dai fratelli dell’animazione della preghiera, sono saliti al Cielo come un delicato profumo verso il nostro Padre dei Cieli, fonte di ogni speranza.

Preghiera di lode

Dopo che lo Spirito Santo ha predisposto i convenuti ad aprire il cuore all’ascolto dell’abbondante Parola di Dio, sempre nuova e viva, è intervenuto Ivan Laferla sul tema “La loro speranza è posta in Colui che li salva” (Sir 34,13-17) il quale, dopo aver invitato ciascuno dei presenti ad individuare il livello di crescita della propria maturità spirituale, ha continuato la sua Relazione con queste parole: L’uomo maturo nella fede è un uomo di speranza che confida nel Dio della Misericordia, il “Dio con noi”, Colui che stringe una relazione personale con ciascuno dei Suoi figli. Chi ha speranza in Dio vive una vita nuova, come avviene in primavera, quando tutto germoglia e si lascia illuminare e baciare dal sole mattutino. Oggi stiamo vivendo in un mondo senza luce e privo di speranza, in un mondo che è morto perché ha relegato Dio in un angolo remoto. Ma noi, in quanto Carismatici, ci sentiamo fiduciosi perché crediamo in un Dio che cammina con noi e ci soccorre in ogni istante. E’ Lui la nostra speranza! Vogliamo essere cristiani che portano in se stessi la luce del Signore, per essere evangelizzatori attraverso il nostro modo di comportarci. Nelle difficoltà che incontriamo quotidianamente, ha asserito Ivan, insieme al Salmista possiamo cantare anche noi il Salmo 121: “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore...”.

Ivan Laferla

E’ uno dei Salmi che cantavano anche gli Ebrei durante il loro pellegrinaggio verso Gerusalemme e, mentre scandivano tali profonde parole, sentivano accanto a sé la presenza di Dio, loro potente protezione. Dio è l’Altissimo, l’Onnipotente, il Creatore dell’Universo, eppure vive accanto a ciascuno di noi, ha proseguito Ivan. Ma perché non Lo vediamo e non avvertiamo la Sua presenza? Abbiamo forse gli occhi chiusi o il cuore di pietra? Non ci accorgiamo che il Signore ci avvolge con il Suo amore come l’acqua avvolge i pesci del mare? Se rimaniamo in Lui e Lui in noi non abbiamo nulla da temere. A volte, però, preferiamo restare immersi nei nostri mille problemi e scegliamo di guardare in basso anziché verso il Cielo! Facciamo un grosso errore quando riponiamo la nostra fiducia e la nostra speranza nelle nostre proprie forze piuttosto che in Dio e nella forza che viene dallo Spirito Santo. Imitiamo Maria, fratelli e sorelle, Lei che era immersa nella preghiera e, pur non comprendendo tutto, sperava in Dio. Al termine di queste parole Ivan, mentre arpeggiava la sua chitarra, ha intonato alcuni canti di lode per aiutare i presenti a dirigere lo sguardo del proprio cuore verso l’Alto e poter ricevere il nuovo abito della Speranza. Ciascuno ha potuto sperimentare la grazia avvolgente della presenza amorevole di Dio.

Ivan Laferla

Ivan ha poi svolto la seconda Relazione sul tema “La tua fede ti ha salvato” (Lc 18,35-43) e, prendendo spunto dall’episodio del Vangelo relativo al cieco che, al passaggio di Gesù, gridava “Figlio di Davide, abbi pietà di me”, ha invitato l’assemblea ad osservare i tratti caratteristici che ci accomunano al cieco, affinché la Parola di Dio potesse parlare anche a noi. Ma quando la Parola di Dio viene a noi, può operare qualcosa solo se noi apriamo la porta del nostro cuore, ha detto Ivan. Il Signore, infatti, non viene a sfondare questa porta, ma ci dà la grazia per poterla aprire noi stessi attraverso il nostro “Sì”, come ha fatto Maria con il suo “Fiat”. Con questo atteggiamento di apertura verso la Parola di Dio, ciascuno di noi può riconoscersi nel cieco, soprattutto quando, a volte, ci interessiamo solo di noi stessi e non vediamo gli altri o i nostri peccati. In un mondo frettoloso e alienato, diventiamo insensibili anche noi, e non abbiamo più il tempo per guardarci intorno e dedicarci agli altri! Chiediamoci, fratelli, se in tanti anni vissuti nel Rinnovamento Carismatico abbiamo incontrato il Cristo Risorto e se condividiamo tale esperienza con il nostro comportamento ed il nostro sorriso. Da questo interrogativo emergeranno sicuramente delle ombre e il bisogno di ricorrere a Gesù con le nostre richieste di soccorso. Quando non vediamo bene è lì che abbiamo bisogno del Suo aiuto o di quello dei nostri fratelli. Gesù vede il nostro bisogno ma siamo noi per primi a dover vedere le nostre necessità. E siamo noi, così, a dover chiedere aiuto a Gesù, come ha fatto il cieco. Gesù ci pone la stessa domanda fatta al cieco: “Cosa vuoi che io faccia per te?”. Il cieco rispose: “Che io riabbia la vista!” e noi che cosa rispondiamo a una tale domanda? Gesù ci ascolta sempre, ma la Sua risposta non giunge subito e come noi la vogliamo, perché i nostri pensieri non sono i Suoi pensieri e le Sue vie non sono le nostre vie. Lui cammina con noi giorno per giorno e lentamente ci dà la Sua risposta.

Assemblea

Il cieco, nel seguire Gesù dopo aver riacquistato la vista, ci insegna che non basta rallegrarsi per essere stati guariti, ma che occorre condividere la gioia e seguire l’Autore della guarigione e della salvezza. Spesso noi affermiamo di seguire Gesù, ma dimostriamo di essere alquanto superficiali quando partecipiamo ai raduni solo per voler vedere un miracolo o, magari, per sentire un bel canto o per ottenere una guarigione. La nostra sequela dovrebbe scaturire piuttosto dall’incontro personale con Gesù, il nostro maestro, amico, Salvatore! Soltanto dopo aver incontrato il Suo sguardo avremo la forza e la costanza di seguirLo, perché avremo sperimentato che ci ha salvato, ci ha rialzato e ci ha donato il Suo Santo Spirito, perché solo Lui è la Via, la Verità e la Vita. Sapremo allora dire come San Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Ma purtroppo, nonostante i passi iniziali effettuati con slancio, ci lasciamo presto soffocare e intiepidire, soprattutto se riteniamo di poter proseguire il cammino spirituale nell’esperienza della nostra solitudine, anziché stare con le sorelle e i fratelli della Comunità. Essa è come il fuoco di un barbecue alimentato da tanti carboni accesi che stanno uno accanto all’altro. Un carbone acceso, infatti, separato dal fuoco si spegne! Nessuna persona è un’isola, nessuno di noi può vivere la fede da solo! La fiamma della nostra speranza e della nostra fede comunicata vicendevolmente attraverso la preghiera Comunitaria si conserva più a lungo, soprattutto se alimentata dall’amore reciproco. Diventa un fuoco ardente, capace di riscaldare e di evangelizzare chiunque si accosti ad esso.

Dopo un pasto frugale, l’assemblea insieme alla corale ha elevato al Signore stupendi canti di ringraziamento e di lode e, nel frattempo, il volto di ciascuno si illuminava sempre più di gioia. E’ poi intervenuto Giuliano Monaco, il Presidente della Comunità, per condividere alcune brevi ma interessanti riflessioni inerenti al tema della giornata. Il Signore oggi ci ha parlato di speranza, ha asserito Giuliano. Senza Cristo sarebbe per noi come vivere in una casa senza luce eppure, a volte, il cristiano si dimentica delle benedizioni e delle grazie ricevute, vivendo le giornate da cieco, senza speranza. Dobbiamo rimuovere i macigni, a volte procurati da noi stessi, che ci opprimono e soffocano la nostra speranza, perché noi cristiani siamo dei lottatori e non degli sconfitti! I credenti non sperano in qualcosa, ma in Qualcuno che tutto può, il nostro Dio! Credono in Gesù Cristo che è Risorto! Dobbiamo riconoscere che il sepolcro è vuoto perché Gesù è nella Gloria. C’è un’enorme differenza tra la Speranza umana e la Speranza Cristiana! ha proseguito Giuliano.

Giuliano Monaco

La Speranza umana non ha fondamenta e si poggia sulla casualità. La Speranza del credente, quella Cristiana, invece, si poggia invece sulla potenza della Mano di Dio. Ci sono uomini che poggiano la propria Speranza su se stessi, sulle loro capacità, sulla loro intelligenza, sui propri affari economici, ma non sul Signore. Ma a volte la speranza umana è vana e le promesse che ci vengono fatte, comprese quelle politiche, ci offrono una speranza fasulla che è mera illusione e che poi provoca una grande delusione. Gesù non illude nessuno e, a suo tempo, ascolta tutte le preghiere che Gli rivolgiamo. Forse siamo piuttosto noi che non ascoltiamo Lui! Ma nel silenzio Dio parla! Simona Tronci nel letto della malattia avrebbe potuto certamente rassegnarsi, ma lei non ha mai smesso di pregare e di sperare. La sua Speranza era strettamente collegata alla fede, virtù che stanno sempre affiancate! Nemici della Speranza sono l’abbattimento, il pessimismo, la rassegnazione. Noi, che facciamo parte del Rinnovamento ed abbiamo ricevuto l’Effusione dello Spirito, non possiamo vivere da sconfitti, da rassegnati! Dobbiamo piuttosto alimentare la Speranza e la Fede nei nostri cuori e in quello dei fratelli. Come possiamo alimentare questa Speranza e questa Fede? Con la Preghiera! La preghiera è la Benzina che mette in moto la Speranza e la Fede. Con la preghiera entriamo nel cuore di Dio, dove c’è tutta la Sua Misericordia. La Preghiera tiene accesa e viva la Speranza! A conclusione del suo intervento, Giuliano ha fatto questa esortazione: Comunità Primavera, contagiamoci a vicenda non soltanto la fede, ma anche la Speranza: perché che a Dio tutto è possibile!

E’ stato poi il momento di ascoltare Mons. Francesco Puddu, Vicario Generale della Diocesi di Cagliari, che ha svolto una Relazione sul tema della giornata “Siate lieti nella speranza” (Rm 12,12) ricostruendo in modo magistrale il contesto in cui si trova tale invito di San Paolo. Mons. Puddu ha esordito dicendo che si tratta di una catechesi esortativa che troviamo al termine della lettera di San Paolo ai Romani, ed ha proseguito con queste parole: per certi aspetti San Paolo fa un’introduzione breve, seguita dalla parte esortativa sulla morale e conclude con le raccomandazioni. Occorre offrire se stessi, come dice San Paolo, come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. Vuole confortare i cristiani di Roma perché vivano il Vangelo nella sua completezza, nella pienezza dell’amore di Dio. L’amore e la Misericordia di Dio è, infatti, ciò che muove la vita del cristiano. San Paolo, per parlare dell’amore di Dio utilizza il termine “agape”. L’esortazione dunque è alla pienezza della vita cristiana!

Mons. Francesco Puddu

Occorre unire il culto alla vita reale offrendo il sacrificio dell’essere santo e gradito a Dio, totale, pienamente consapevole, razionale più che spirituale. San Paolo dice poi di non valutarsi più di quanto conviene e che siamo membra gli uni degli altri. Nella seconda parte del testo, ha continuato Mons. Puddu, San Paolo invita a conformare la vita, e quindi tutti gli ambiti umani, all’obbedienza della fede e ad esercitare i diversi carismi a servizio della Comunità, evidenziando che ogni carisma è tale per dono di grazia e, pertanto, non può diventare motivo di orgoglio. E’ l’amore fraterno, l’“agape”, che ci permette di realizzare una vita cristiana vera, che non sia, cioè, ipocrita. In noi ci deve essere una piena corrispondenza tra ciò che abbiamo nel cuore e le azioni, deve regnare l’amore sincero e autentico. In questo contesto di esortazione al fervore cristiano, San Paolo arriva ad affermare: “Siate lieti nella Speranza”. La sua è un’esortazione chiara ed esigente. Ci viene chiesto di non avere un atteggiamento da depressi, di smettere di lamentarci e di metterci in cammino con la gioia nel cuore verso un Padre che ci attende alla fine di questo viaggio. È questa la nostra letizia: per quanta sofferenza ci possa essere nella nostra vita, noi crediamo di essere in cammino verso di Lui e che, alla base di tutto ciò che viviamo, c’è sempre un bene. Spera davvero chi crede amando, chi si adopera nell’amore con fiducia. La speranza è azione, è un agire con Dio, in qualsiasi situazione ci troviamo. La gioia nella speranza è una di quelle espressioni che dicono come deve essere il comportamento dell’uomo toccato dalla grazia e dall’amore di Dio. Impresa evidentemente impossibile se non per l’azione dello Spirito Santo nei nostri cuori e nella nostra vita, che ci sosterrà nella perseveranza dell’amore verso Cristo e nei confronti dei fratelli.

Dopo le edificanti parole del Vicario Generale Mons. Francesco Puddu, Antonella Fois, membro del Consiglio Spirituale della Comunità, ha dato lettura di alcune frasi riportate dalla Serva di Dio Simona Tronci nei suoi diari. Simona scrisse delle parole che ci riportano alla speranza, ha affermato Antonella, come ad esempio queste, scritte durante la sua malattia: “Ho speranza in Te, mio Dio! Solo Tu mio Dio, solo Tu mi puoi dare tutto.

Antonella Fois

Spero in Te. Se conservo in me la gioia e la speranza, la serenità è perché credo che qualsiasi cosa capiti sarà per la Sua volontà e per la Sua Gloria, sì, per la Tua volontà e la Tua Gloria, Signore. Spero in Te, che possa io conoscere anche la Resurrezione dopo la croce”. Proprio questa volontà Simona ha accolto, con la speranza e la fede nella Resurrezione di Gesù! Lei offrì la sua vita e il suo corpo come sacrificio gradito a Dio e la sua fede diventò la sua speranza, perché riponeva solo in Dio la sua fiducia.

La preghiera di guarigione è stata introdotta e guidata da Ivan, il quale ha invocato sui presenti e, soprattutto su coloro che hanno manifestato l’esigenza di una nuova forza dall’Alto, la potenza dello Spirito Santo, fonte di consolazione, di guarigione interiore e fisica.

Preghiera di guarigione

Sono stati diversi i benefici ricevuti e grande è stato il ringraziamento rivolto a Dio, il Santissimo, che è scaturito dall’assemblea. Ne sono stati espressione i canti di gioia e di esultanza accompagnati dall’arpeggio della chitarra di Ivan.

La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal Consigliere Spirituale della Comunità Padre Ignazio Melis che, nella sua omelia ha voluto offrire alcuni spunti di riflessione utili per un adeguato e fecondo itinerario quaresimale in preparazione alla Santa Pasqua.

Padre Ignazio Melis

Al termine della stupenda giornata di Convegno ciascuno dei convenuti ha lasciato la sala con la certezza nel cuore che noi cristiani, che crediamo in Gesù Cristo crocifisso e Risorto, abbiamo ancora molto da regalare al mondo: siamo chiamati ad essere uomini e donne di speranza. Sarà Gesù stesso, con la grazia del Suo Santo Spirito, a condurci verso una vita piena, compiuta, realizzata… Ci chiederà di fidarci di lui, di seguire la Sua via, di lasciarci guidare da Lui, di amare come Lui stesso ha fatto. Solo vivendo in prima persona questa grande esperienza d’amore potremo poi condividerla, divenendo noi stessi messaggeri di gioia e di speranza per le persone che incontreremo lungo il nostro cammino.

L'Incontro di Preghiera Settimanale

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