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Solo nel Signore
si trovano vittoria e potenza!

Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 26 Gennaio 2014

Un nuovo appuntamento ha riunito la Comunità in Convegno il 26 Gennaio 2014. Sin dal primo istante l’attenzione dei convenuti è stata catturata da una grande scritta: “Solo nel Signore si trovano vittoria e potenza!” (Is 45,24) e, nei volti dei fratelli che man mano riempivano la sala, si poteva avvertire una nuova gioia che pervadeva i cuori. Relatori della giornata sono stati il Cappuccino Padre Ignazio Melis, Consigliere Spirituale della Comunità, il Dr. John Bonnici, Presidente della Comunità “Maranathà” del Rinnovamento Carismatico di Malta e Giuliano Monaco, Presidente della nostra Comunità. Il Convegno ha avuto inizio con canti di esultanza sapientemente guidati dalla corale e con la preghiera di lode, colma di riconoscenza. La prima Relazione della giornata è stata svolta da Padre Ignazio Melis, che ha sviluppato il tema “La mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza” (2Cor 12,9).

Preghiera

Questa, ha esordito Padre Ignazio, è una Parola già sentita e meditata, ma che dobbiamo accogliere con uno spirito nuovo! San Paolo ha parlato delle visioni che lo resero partecipe dei misteri di Dio dicendo che, affinché non si insuperbisse, gli fu messa una spina nella carne. Per ben tre volte San Paolo pregò il Signore affinché questo tormento gli venisse tolto ma, per altrettante volte, il Signore gli rispose: “Ti basta la mia grazia, la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Il Signore ci invita a rinunciare alla nostra logica umana e ad entrare nella logica di Dio. La Sua potenza si manifesta, infatti, attraverso strumenti inermi e deboli. San Paolo si è vantato volentieri delle proprie debolezze: delle infermità, degli oltraggi, delle persecuzioni e delle angosce sofferte per amore di Cristo. E anche noi, come Paolo, partecipiamo alle sofferenze di Cristo attraverso le nostre debolezze. Dobbiamo, dunque, tornare alla fede con una fiducia totale in Dio, ha proseguito Padre Ignazio. Fidiamoci di Lui... quando è Dio che agisce, siamo certi che compie il bene durevole. Si tratta di un atteggiamento di profonda umiltà; infatti “fidarsi” significa che non sono sicuro delle mie forze, che da solo non mi basto e, perciò, mi affido “totalmente” alla volontà “alta” di Dio. Per comprendere che cosa sia l'umiltà è necessario imparare da Gesù, che è stato mite e umile di cuore. L’umiltà non è una questione di sentimenti, ma di gesti concreti e di azioni, l’umiltà è la disponibilità a farsi piccoli, a servire i fratelli per amore.

Padre Ignazio

L’umiltà consiste nell'abbassarsi senza alcun interesse proprio, nello spendersi gratuitamente. Quando cerchiamo il plauso manchiamo di umiltà: in questo caso, infatti, abbiamo già ricevuto la nostra ricompensa. Il modo di pensare di Gesù è diverso da quello del mondo nel quale, invece di esaltare l’umiltà, si esalta l’orgoglio, l'arrivismo, il salire più in alto di altri. Gesù usa la Sapienza del Vangelo che confonde quella del mondo. L’edificio della carità è sempre minacciato se non è sorretto dall’umiltà, che è una virtù di comunione. Il dono dell’umiltà attira la compiacenza di Dio e ci riconcilia con i fratelli. E' stata poi data la parola a John Bonnici che, con grande entusiasmo, ha svolto il tema “La gioia dell’evangelizzazione”, facendo riferimento soprattutto all'invito rivolto dal Santo Padre attraverso l'Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”. Tutti siamo chiamati alla gioia e all'evangelizzazione fatta con gioia, ha asserito John. Nel passato si pensava che noi cattolici fossimo condannati a vivere costantemente in una sorta di tristezza quasi tendente alla depressione. Il Signore, però, non ci ha creati per essere depressi, ammalati o sofferenti, ma per essere gioiosi. Gesù ha detto di essere la Via, la Verità e la Vita, e noi siamo inviati per portare la Buona Novella della salvezza. Abbiamo bisogno di incontrare Gesù nella nostra vita affinché Lui ci doni la Sua luce e la Sua gioia da condividere e donare agli altri.

John Bonnici

Con il Battesimo noi siamo stati scelti per svolgere la missione principale della Chiesa, quella dell’evangelizzazione. Con questo mandato siamo stati chiamati a portare frutto e a ricevere da Gesù tutto ciò di cui abbiamo bisogno, affinché la nostra gioia sia piena. Quella di Gesù non è la stessa che ci da il mondo, è piuttosto una gioia che rimane nel cuore, seppure in quel momento stiamo portando la croce. E' fondamentale, soprattutto per coloro che fanno parte del Rinnovamento Carismatico, stabilire una relazione intima con Cristo. Credo che il Signore abbia scelto me e voi non perché siamo grandi, forti, bravi o santi, ma perché siamo nulla. Egli, infatti, usa sempre il nulla per compiere grandi cose. La gioia del Signore non è una gioia frivola ma una pace interiore, una sicurezza, è un canto di lode, è un’adorazione nel nostro cuore, è la conseguenza dell’incontro con Gesù. Noi cristiani possiamo vivere questa pienezza ed intimità con Gesù anche nel nostro lavoro, perché Lui è sempre con noi e ci rende dei Tabernacoli viventi. Nel pomeriggio, dopo la recita della Coroncina alla Divina Misericordia e un momento di lode al Signore, è intervenuto Giuliano Monaco che, in modo solenne, ha proclamato: Solo nel Signore si trovano vittoria e potenza! Nel corso dei precedenti interventi abbiamo sentito come il Signore possa manifestare la Sua potenza nella nostra vita quando ci arrendiamo a Lui e diventiamo veri adoratori che lodano e benedicono il Nome di Gesù Cristo. Abbiamo decine e decine di motivi per lodarLo e benedirLo. Troppe persone vivono nel deserto spirituale! Se pensiamo a quanti si rifiutano di accettare Gesù nella loro vita... Se pensiamo alle divisioni nelle famiglie perché non vi ha mai dimorato il Signore... Gesù ha vinto il mondo e il peccato! Perciò la vittoria di Cristo deve essere anche la vittoria di ogni cristiano, perché Lui ci chiede di essere pieni di coraggio nella fede per affrontare ogni prova spirituale, nella quale spesso incontriamo tentazioni, ostacoli, turbamenti, ansie e dubbi. Ricordate che Gesù ci ha detto: “Nel mondo avrete tribolazioni: ma fatevi coraggio. Io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33). Nel nostro cammino di fede e di santificazione dobbiamo superare la prova della lotta spirituale se vogliamo piacere a Dio, perché, come ci dice San Paolo, “Tutti quelli che piacciono a Dio passano per molte tribolazioni e si mantengono fedeli”. E, ancora, San Paolo afferma: “Tutto posso in Colui che mi dà forza” (Fil 4,13), ha continuato Giuliano.

Giuliano Monaco

Shemà Israel: Ascolta Israele!”. Dobbiamo credere e riconoscere che Dio è l’unico Signore e che Gesù è il nostro fondamento. E’ l’invito ad abbandonare altre vie, altre opzioni, altri idoli, per riuscire ad amare il Signore con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e con tutte le nostre forze. Lo Spirito Santo ci rende forti nella lotta contro il male e ci dà la potenza di uscire dalla tiepidezza spirituale! Il peccato ci rende perdenti, mentre Dio ci chiama alla vittoria! Gesù ha sconfitto il principe del mondo, ha vinto il maligno, la malattia, il male e la morte e ci chiama alla separazione dalla corruzione del mondo, affinché non siamo contaminati dalle sue iniquità. Ma, a quanti hanno fatto e continuano a fare l’esperienza del Rinnovamento e alle nostre Comunità, ancora oggi il Signore rivolge un invito: quello di armarci per vincere. Come ci permette di armarci? Offrendoci la cintura della verità, la corazza della giustizia, lo scudo della fede, l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio (cfr. Ef 6,14-17). La successiva relazione è stata svolta da John Bonnici sul tema “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do...” (At 3,6). Per i primi cristiani era normale evangelizzare con le parole e notare come Gesù Cristo le confermasse con i segni. La Parola ha in sé la potenza di cambiare le cose, perché la Parola è Gesù stesso. John ha preso spunto dalle parole dette da San Pietro: “Non possiedo né argento, né oro, ma quello che ho te lo do”, specificando che l’argento e l’oro sono gli idoli del mondo. Nella Scrittura rileviamo che il peccato che Dio odia di più è proprio l’idolatria. Ecco perché siamo invitati ad eliminare gli idoli dalla nostra vita, a lasciare le cose che sono del mondo e stanno sotto il potere del demonio, diversamente il Signore non può venire accanto a noi. Il mondo è costituito anche dalle angosce che abbiamo e che entrano nella nostra vita per confondere lo Spirito. Da questo comprendiamo se siamo circondati dal mondo oppure da Dio: se non ci vergogniamo di parlare di Gesù e siamo liberi di lodare il Signore senza problemi significa che siamo nel Regno di Gesù, altrimenti siamo circondati dal mondo. Dobbiamo dire di no al mondo e sì a Dio, cosi rinunceremo alla nostra volontà per privilegiare quella di Dio.

Assemblea

Certamente oggi non è facile vivere in questo mondo e, contemporaneamente, avere una mentalità diversa, specialmente per i giovani che, più di tutti, ricevono tante pressioni dalla società per essere omologati come gli altri. Per poter essere capaci di conquistare la nostra vera libertà di lodare il Signore senza problemi, come ha fatto Pietro che ha lasciato il sistema del mondo per Gesù, occorre intercedere gli uni per gli altri. Infatti non possiamo riuscire a rinnegare noi stessi con le nostre sole forze, ma abbiamo bisogno della grazia di Dio. Noi dobbiamo giungere a pensare come pensa Lui e, se alimentiamo la nostra mente con la verità di Dio, la nostra vita cambierà! Gesù sarà nel nostro cuore! E una volta che Lui avrà trovato dimora in noi, la nostra bocca non potrà più esimersi dal parlare di Lui e dal testimoniare al mondo il Suo amore. Con gli amici annunceremo la vera gioia di Cristo, nella nostra famiglia proclameremo le Sue meraviglie e compiremo le Sue opere. Non si può dare la fede agli altri se non la si ha, essa è come l’influenza: se non ce l’hai non la puoi contagiare. Gesù ci ha dato l’autorità, attraverso lo Spirito Santo, di chiedere qualunque cosa al Padre nel Suo Nome! Con la fede in Lui ed il Suo aiuto potremo compiere le opere che Lui ha fatto e farne di più grandi. Pregare nel Nome di Gesù significa farlo al posto Suo consentendo a Gesù, in tal modo, di pregare tramite noi. Sì, cari fratelli, ha affermato John, noi possiamo pregare con la stessa fede con la quale ha pregato Gesù, amare come Gesù ha amato e con la stessa Sua potenza perché, se Gesù è nel nostro cuore, noi cominciamo a vivere come Lui. Pietro ha detto a quell’uomo: “Cammina”. Come Pietro, anche noi dobbiamo avere il coraggio di comandare alla malattia come faceva Gesù. Prego che il Signore, tramite lo Spirito Santo, possa dare o risvegliare in ciascuno di noi i carismi. John ha voluto pregare per quanti hanno ancora difficoltà ad accogliere Gesù nella propria vita. Con il suo stile coinvolgente, proprio di chi ha una grande fede nella potenza di Dio, John ha esortato tutti i convenuti ad abbandonarsi con fiducia a Gesù e ad invocare, nel Suo Santo Nome, la discesa dello Spirito Santo che avrebbe donato nuovo coraggio e rinnovato fervore nella fede. E così, in tanti, hanno iniziato a lodare Gesù a voce alta e a benedire il Signore per la Sua grande Misericordia. Non sono mancati i benefici, anche fisici. Diverse persone hanno avvertito un certo calore alle spalle, o alla schiena, oppure alle ginocchia. Mentre la corale proseguiva il canto di invocazione dello Spirito Santo, Gesù continuava a fasciare ogni ferita e portava sollievo e guarigione. Al termine della preghiera vi sono state varie testimonianze di sorelle e fratelli che hanno ricevuto dei benefici spirituali e fisici ed hanno sperimentato la Misericordia di Gesù. Padre Ignazio Melis ha presieduto la Celebrazione Eucaristica e, nella sua Omelia, si è soffermato sulle parole del Vangelo proposte dalla Liturgia. Gesù inizia il Suo apostolato a Cafàrnao, luogo di frontiera guardato con diffidenza dai puritani. Lì Gesù sceglie i Suoi primi apostoli raggiungendoli dove svolgono il loro umile mestiere. Gesù non chiede loro se sono fedeli alla preghiera o se osservano la legge, ma li invita semplicemente a stare con Lui. Così Gesù fa con ognuno di noi: viene a cercarci là dove siamo, nella nostra storia personale.

Celebrazione Eucaristica

Oggi ho sentito parlare di un’evangelizzazione fatta con gioia e, nel Vangelo della Liturgia odierna, l’Evangelista Matteo, riprendendo una profezia tratta dal libro di Isaia, ci dice che Gesù è Luce. Nella nostra vita, spesso, siamo circondati dalle tenebre, dalle resistenze e dalle difficoltà che si accumulano dinanzi a noi come una montagna quasi insormontabile. Sono tanti i problemi tra i coniugi, tra i figli o tra fratelli, problemi di solitudine, problemi legati al lavoro che non c’è o che è mancato. Tra queste esperienze, per lo più penose, ci raggiunge la Buona Novella: Gesù che è Luce. Siamo perciò invitati a non guardare le nostre tenebre ma, principalmente, la luce con la quale Gesù rischiara e illumina la nostra vita. Proprio da questa Luce donata da Gesù i partecipanti sono stati illuminati e incoraggiati, consapevoli della propria debolezza e delle innumerevoli sconfitte ricevute ma, soprattutto, certi della vittoria e della potenza che è possibile attingere solo nel Signore!

L'Incontro di Preghiera Settimanale

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