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Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti

Convegno di Lode ed Evangelizzazione del 10 Febbraio 2008

Irrobustite le mani fiacche e rendete salde le ginocchia vacillanti (Isaia 35,3): questo il tema di meditazione del Convegno della Comunità Primavera del Rinnovamento Carismatico Cattolico riunitasi nel mese di Febbraio, presso il Setar Hotel di Cagliari. P. Elias Vella, proveniente dall'Isola di Malta, ed Oreste Pesare, Direttore dell'ICCRS (Ufficio Internazionale del Rinnovamento Carismatico Cattolico) e uno dei Responsabili Generali della Comunità Magnificat, sono stati i Relatori che hanno sviluppato le riflessioni.

Una intensa preghiera di lode ha dato l'avvio alla giornata di spiritualità, preghiera che si è fatta ora canto, ora invocazione spontanea e, ancora, invocazione dello Spirito Santo. I canti condotti dalla Corale della Comunità, in perfetta sintonia con i fratelli del Ministero dell'Animazione, hanno contribuito a predisporre i cuori dei numerosi convenuti ad accogliere la Parola di Dio.

Il primo Relatore invitato a prendere la parola è stato P. Elias Vella, il quale ha esortato tutti all'ascolto attento, poiché il Signore avrebbe parlato in modo personale e speciale a ciascuno dei presenti. Prendendo poi spunto dal tema del Convegno, ha affermato che si tratta di una esortazione del Signore per gli uomini di tutti i tempi e, quindi, nessuno di noi può dirsi escluso da questo invito.

Come Maria, che serbava tutto nel Suo cuore, così la Parola deve diventare viva in noi, e lo diventerà se saremo capaci di mettere in pratica ciò che avremo ascoltato. Spesso siamo come la coppa usata da un mendicante per chiedere l'elemosina, incrostata e lurida a furia di essere utilizzata in quel modo, ma costruita con oro puro. Ciascuno di noi, ha proseguito P. Elias, come quella coppa d'oro, è sporco a causa dei propri peccati e della propria infedeltà: questa sporcizia non ci permette di vedere ciò che siamo. Per prima cosa è necessario che ciascuno di noi si riconosca peccatore perché, se non ammettiamo di essere malati e non collaboriamo con Lui, seppure lo desideri, il Signore non può guarirci. Spesso, però, noi ci presentiamo davanti al Signore per suggerirGli ciò che deve fare. Non ci chiediamo che cosa voglia oggi Dio, ma che cosa ci conviene fare; per questo stiamo nel buio e le nostre mani sono fiacche e le nostre ginocchia vacillanti: perché il nostro criterio è la convenienza! Oppure preghiamo il Signore affinché realizzi i nostri progetti, riempiamo dei fogli con tutti i nostri piani e, poi, andiamo davanti a Lui chiedendoGli di farli Suoi. Dobbiamo usare, invece, un foglio bianco che reca la nostra firma in calce, perché accettiamo tutto ciò che il Signore decide di scrivere. Oggi il Signore è qui per ripulire questa coppa d'oro, che siamo noi. Noi pensiamo di essere un nulla o di valere poco, ma il Signore ci fa capire che siamo Suoi figli e siamo preziosi, ma il peccato limita ciò che noi possiamo fare con Lui. Abbiamo bisogno di purificazione, di guarigione profonda. E' certo un istinto naturale quello di cercare la guarigione, ma dobbiamo cercare quella vera. Naturalmente, ha precisato P. Elias, la nostra spiritualità non deve fermarsi a questo, ma il nostro cammino deve passare attraverso alcune fasi successive: dopo aver incontrato Gesù che guarisce, come ha fatto il cieco nato che ha gridato e invocato per essere guarito, sperimentiamo Gesù Maestro, sull'esempio di Nicodemo che va da Gesù e chiede che cosa devo fare? Da qui scaturisce l'incontro di Gesù come amico: si tratta della preghiera che ci porta alla contemplazione, come due amici che si incontrano, felici solo di stare insieme, alla presenza l'uno dell'altro. Soltanto alla fine incontriamo Gesù quale Signore della nostra vita.

Dopo alcuni canti di ringraziamento al Signore per quanto ha voluto offrirci attraverso le parole di Padre Elias, c'è stato un saluto molto caloroso e profondo tra Giuliano ed Oreste Pesare, durante il quale il Direttore dell'ICCRS ha voluto esprimere un grande apprezzamento per la dedizione e l'ineccepibile conduzione della Comunità da parte di Giuliano ed ha incoraggiato la stessa Comunità a proseguire saldamente nel cammino intrapreso e a rispondere con fedeltà alla chiamata ricevuta, lasciandosi guidare docilmente dallo Spirito Santo attraverso la guida preposta. Un lungo e scrosciante applauso ha accompagnato il loro abbraccio sincero.

Lo stesso Oreste ha poi proseguito approfondendo il tema Le esigenze della vita nello Spirito Santo ed il sogno di Dio. Ha esordito con una testimonianza personale, dove ha descritto come il Signore lo abbia trasformato: da una vita vissuta nel disordine più totale, nella paura e nella solitudine, ad una vita dedicata totalmente al Suo servizio. Il Signore che vedete qui, inchiodato nella Croce, ha toccato il mio cuore quando avevo bisogno, ero triste e non parlavo mai, ora invece sono gioioso e giro il mondo per testimoniare ciò che il Signore ha fatto in me. In un documento dell'ICCRS recante gli obiettivi del Rinnovamento Carismatico Cattolico, che ebbi modo di consultare in preparazione ad una catechesi che avrei dovuto tenere, trovai gli elementi essenziali che il Signore chiede a ciascuno di noi: la Conversione, dono di Dio che, per l'azione dello Spirito Santo, ci fa desiderare altre Sue grazie; la Santificazione, che consiste nel lasciarsi permeare dall'amore di Dio e dalla Sua volontà; l'Edificazione a beneficio della Comunità; l'Evangelizzazione, suscitata in noi dallo Spirito Santo in modo quasi incontenibile. Se la morte è presente nel tuo cuore, devi andare a Gesù: è Lui la Vita da cui scaturisce il Sangue e l'Acqua. Se tu Gli chiedi da bere, Lui ti darà l'acqua viva. E' l'esperienza della Samaritana, è l'esperienza dello Spirito e non una semplice situazione psicologica. Dio ha dovuto inventare l'effusione dello Spirito Santo per venire incontro alle nostre debolezze, per darci la Sua ricchezza, mentre noi ci accontentiamo della nostra povertà. A volte noi non usufruiamo dei doni che Dio ci fa generosamente e, come capitò ad una coppia di persone povere che, pur avendo ricevuto dei biglietti marittimi di alta classe di cui non verificarono il valore e le opportunità offerte, effettuarono un viaggio di rinunce e stenti, così forse anche noi abbiamo un biglietto col quale ci viene data la possibilità di ottenere qualcosa di grande ma, distratti, viviamo come loro. Quando partecipiamo all'Eucaristia da mendicanti e ci tratteniamo con il nostro Signore, ogni volta che ci confessiamo, Egli esprime il sogno di averci totalmente Suoi e ci riempie della Grazia dello Spirito Santo ma, spesso, pur avendo tutte queste grazie e queste possibilità, non le sfruttiamo. Oreste ha concluso ribadendo la necessità di tornare all'umiltà ed all'ascolto della Parola di Dio, sull'esempio di Maria, la Serva del Signore.

Un profondo grazie al Signore per il dono della Parola donata da Oreste è stato tributato con alcuni canti proposti dalla Corale della Comunità, ringraziamento condiviso all'unisono da parte dei numerosi convenuti.

è stato invitato ancora a prendere la parola P. Elias Vella, il quale ha esordito ricordando la scena del Vangelo nella quale il popolo di Israele gridava e chiedeva la liberazione di Barabba e la condanna di Gesù. Riflettendo su questa scena mi chiedo il motivo per cui il popolo di Israele abbia potuto disprezzare e condannare Gesù. Vi è da osservare che esso, da secoli, aspettava il suo liberatore annunciato dai profeti e lo immaginava come un personaggio forte e potente da poter organizzare un esercito, con il quale avrebbe potuto combattere e vincere i Romani. Ed invece si è trovato di fronte ad un uomo che predicava la legge dell'amore, che chiedeva di perdonare i nemici e, addirittura, di pregare per loro. E' un fatto storico che si ripete fino ai giorni nostri. Come vengono classificati i cristiani di oggi? Inutili e smidollati perché non sanno combattere, perché perdonano, lasciano andare, non reagiscono agli insulti. Noi siamo messi alla prova per fare una scelta molto rischiosa: vi mando come agnelli in mezzo ai lupi... Infatti, se noi andiamo contro i valori di questo mondo secolarizzato, esso finisce per disprezzarci. E' facile odiare, ma è difficile amare. E' facile vendicarsi, non è facile perdonare. E' difficile avere autocontrollo. E' facile fare la guerra, è difficile fare la pace. La pace non è una assenza di guerra, ma è un qualche cosa che dobbiamo creare dentro di noi, ovunque ci troviamo ed in qualunque ambito sociale nel quale siamo inseriti. Una volta ricevuto il Battesimo e, successivamente, l'Effusione, ci troviamo sempre di fronte a questa sfida. Ogni volta che rinnoviamo il nostro Battesimo scegliamo Gesù e non Barabba.

P. Elias ha affermato l'importanza del portare ciascuno la propria croce, con la certezza che Gesù ci avrebbe aiutato a sostenerla, rendendola più leggera e, inoltre, la necessità, per la nostra crescita spirituale, delle prove alle quali il Signore permette che siamo sottoposti. Purtroppo molto spesso capita che tanti fratelli, sotto il peso della croce, rischiano di perdere la fede! Dobbiamo, invece, lasciarci fortificare dalle sofferenze e, proprio sotto il peso della croce, riuscire a creare intorno a noi un clima di grazia, che coinvolge e si spande su tutti coloro con i quali veniamo a contatto. Per chiarire questo concetto, Padre Elias si è servito di una simpatica allegoria, nella quale ha fatto notare la reazione diversa di tre elementi immersi nell'acqua bollente: la carota si sfalda, l'uovo diventa molto consistente, mentre i chicchi di caffè, senza perdere la propria consistenza, fanno annerire l'acqua. Ha poi rivolto una domanda ai presenti: Ci sono fra noi persone che, appena incontrano un po' di sofferenza, vedono la loro vita crollare e dicono di perdere la fede? Spero di no, però, qualora ci fossero, direi che adesso non c'è la fede ma, evidentemente, non c'era neppure prima, perché la fede si vede proprio quando ci sono le difficoltà, quando nel buio si continua a cantare l'Alleluia e ad avere fiducia. D'altra parte, ci sono delle persone piene di paura e fragili che, nella prova, evidenziano la propria forza interiore, forza che non viene da loro stessi, ma dallo Spirito. Ci sono invece altri che, durante la sofferenza, danno una significativa testimonianza e trasformano l'ambiente intorno a loro, come il chicco di caffè. Ecco che cosa vuol dire scegliere Gesù nella nostra vita. Non tutti coloro che grideranno Gesù, Gesù, entreranno nel Regno dei Cieli, ma tutti coloro che L'avranno saputo accettare come Via, Verità e Vita. Non possiamo usare Gesù a nostro piacimento o al bisogno, non basta che noi esultiamo per Lui, dobbiamo invece camminare dietro a Lui, andare contro tutto ciò che il mondo di oggi fa e contro la maggioranza. Accettare Gesù nella nostra vita significa aver fiducia in ciò che Lui decide per noi.

Padre Elias ha coinvolto i presenti in questa toccante preghiera: Signore, non è facile vivere nella società di oggi, in una folla che acclama Barabba... Ti chiediamo il coraggio di testimoniarTi in ogni ambito della nostra esistenza, affinchè Tu sia, nella nostra vita, Via, Verità e Vita. Chi può dire di non avere incontrato difficoltà nel testimoniare Gesù nella famiglia, nel posto di lavoro, nello studio? Ci sentiamo deboli di fronte all'ateismo che avanza, di fronte al relativismo che sembra non risparmiare nessuno, neppure i cattolici praticanti! Sì, abbiamo bisogno di quel coraggio che gli apostoli hanno trovato nello Spirito Santo e che invochiamo sul mondo intero. Lo Spirito Santo ci fa sperimentare l'essere amati dal Signore e ci fa gustare l'intimità con Lui: in questo modo permettiamo al Signore di rafforzare le nostre gambe!

La sessione pomeridiana del Convegno è ripresa con la recita del Santo Rosario animato dai giovani della Comunità, cui ha fatto seguito un momento di preghiera di lode. L'assemblea ha espresso la sua riconoscenza al Signore che si prende cura del nostro cammino di fede e, senza guardare i nostri peccati, sollecita la nostra conversione, affinché possiamo vivere in eterno al Suo cospetto. In questo clima, è stato invitato a prendere la parola Oreste Pesare, il quale ha evidenziato la necessità di una relazione personale con Gesù, una relazione cuore a cuore con Lui che però, da sola, non basta: non aspettate Gesù nelle vostre case, ma andate a trovarLo... Lui è nel Tabernacolo, è nei fratelli della Comunità, perché là si condividono gioie e dolori e si cresce insieme. Occorre una relazione comunitaria con Lui. Il Corpo di Cristo, infatti, porta ad interrogarci sul significato di Comunità, che non è un semplice luogo di ritrovo, ma una fraternità cristiana condotta dallo Spirito. Non è un sogno o un ideale che dobbiamo realizzare: la Comunità cristiana è una realtà già curata da Dio in Cristo e a cui ci è dato di partecipare. Essere Comunità è partecipare al Corpo di Cristo, dove Cristo stesso ne è il Capo. Ha proseguito con una riflessione sui Carismi e i ministeri nella Comunità (Efesini 4,11-16) ed ha affermato che i carismi non sono talenti naturali o caratteristiche personali, come la pittura, la scultura o la musica. Oreste ha spiegato come un talento, di per sé, non dia gloria a Dio, anche se può diventare un carisma o un dono spirituale, quando esso è posto al servizio di Dio. I carismi servono per il bene degli altri e, per poterli esercitare, dobbiamo avere una grande carità, la vera misura dei carismi. Come nel corpo umano, in una Comunità sono importanti le relazioni d'amore tra i suoi vari membri, perché la stessa possa rimanere unita. Il nostro rapporto con Cristo costituisce la prima condizione per la sopravvivenza di una Comunità, cui seguono le relazioni con gli altri membri della Comunità stessa, e qui emerge l'importanza del perdono. Partecipare al Corpo di Cristo vuol dire, inoltre, celebrare l'Eucaristia, adorare l'Eucaristia, imitare l'Eucaristia: è uno stile di vita di cui questo mondo ha bisogno. Inginocchiarci davanti al Santissimo è come esporci al sole: forse non ci accorgiamo, ma comunque ci abbronziamo, così quando stiamo davanti a Gesù qualcosa di grande accade dentro di noi. Non c'è amore più grande di quello di chi è capace di dare la propria vita per i propri amici, ed alla Chiesa sta a cuore che i fedeli imparino ad offrire se stessi, ad imitazione di Gesù. Infatti, o ci trasformiamo in Gesù, oppure abbiamo perso tempo. Oreste ha concluso il suo intervento, affermando la necessità di riscoprire l'umiltà ed il servizio verso i fratelli. Accogliamo davvero di cuore questa esortazione che il Signore, attraverso le parole di Oreste, ci ha voluto riservare, impegnandoci a trasformare tale invito in uno stile di vita.

La giornata di spiritualità si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica, officiata da P. Elias Vella, il quale ha preso spunto dal brano del Vangelo di Matteo sulle Beatitudini, proposto dalla Liturgia Domenicale, per affermare che ciascuno deve prendere in considerazione la propria chiamata che scaturisce dal Battesimo. Il Signore può servirsi di ciascuno di noi quando siamo testimoni delle beatitudini evangeliche, che vanno in direzione contraria rispetto ai valori che il mondo contemporaneo oggi afferma. Anche Francesco d'Assisi si poneva in contrapposizione alla moda del suo tempo, era convinto che tutto ciò che possedeva, cioè le ricchezze paterne, costituisse per lui un vero e proprio ostacolo. Di tale efficacia è stata la testimonianza di Francesco, che i ricchi di Assisi, vedendo tanta gioia nei poveri conquistati dal fraticello, sentivano il desiderio di fare la stessa loro esperienza. Il Celebrante ha concluso ribadendo la necessità di vivere nella famiglia, nella Parrocchia, nelle Comunità quanto il Vangelo ci propone: la credibilità deriva dalla testimonianza autentica e non dalle mere parole.

Durante il passaggio del Santissimo tra l'assemblea, con il quale si è conclusa la giornata di spiritualità, abbiamo vissuto la grazia di ammirare la presenza reale di Gesù tra noi, lo stesso di duemila anni fa. In quei momenti l'assemblea, riunita in un solo corpo, ha manifestato i propri sentimenti davanti al Re dei Re. Mentre si elevava un intenso canto in lingue, si poteva percepire un linguaggio fatto di sguardi e di parole inespresse che, però, hanno saputo penetrare il cuore di Cristo, lacrime di commozione e di guarigione interiore, cuori liberati da tante ferite e da grossi fardelli.

La Maestà e la Gloria di Gesù hanno trionfato su ogni povertà e su ogni afflizione ed hanno donato ai presenti una grande consolazione ed un nuovo coraggio. Dinanzi a tale grazia, così abbondante, esprimiamo tutta la nostra gratitudine verso il Signore, per la ricchezza e la profondità degli insegnamenti che ci sono stati proposti ma, soprattutto, perché lasciamo il Convegno con una luce nuova nel nostro cuore, un raggio di speranza e di forza che irrobustisce le nostre mani e rende salde le nostre ginocchia vacillanti. Gloria a Te, nostro Signore!

L'Incontro di Preghiera Settimanale