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Padre Raniero Cantalamessa incontra la Comunità Primavera

Una sorpresa all'incontro di preghiera settimanale

Simona Tronci

Martedì 17 Aprile 2001, giorno dell'incontro di preghiera, si è voluto commemorare l'anniversario del ritorno alla casa del Padre di Simona Tronci, una delle sorelle fondatrici della Comunità Primavera, attraverso alcune testimonianze e la Celebrazione Eucaristica in suo omaggio.

Giuliano apre la serie di testimonianze con qualche cenno sul come conobbe Simona e sulla nascita del Gruppo, oggi Comunità Primavera del Rinnovamento Carismatico Cattolico. Ma, ecco che Giuliano interrompe la sua testimonianza ed esclama a tutti i presenti: Che sorpresa, fratelli, c'è Padre Raniero Cantalamessa! Gloria a Dio! Benvenuto! Il Signore ci ha fatto un bel regalo e, allora, cedo subito la parola al caro P. Raniero.

Padre Cantalamessa ha voluto subito ringraziare il Signore per questa occasione di incontro fraterno e poi ha esteso i ringraziamenti alla Comunità.

padre Raniero Cantalamessa

Sono ricolmo di gioia perché il Signore mi ha dato la possibilità di essere qui a Cagliari tra Voi... rivederVi così da vicino dopo 14 anni... Ringrazio il Signore perché avete perseverato, anche se lungo la vita ci sono dei periodi alti e bassi, ci sono le stagioni: c'è la primavera poi, improvvisamente, ci sono le nevicate, ritorni dell'inverno. Ma la Vostra presenza, la Vostra perseveranza... è un segno di un albero ben radicato! Glorifichiamo Dio!

Quali suggerimenti vuole dare il Signore Gesù alla Vostra Comunità?

C'è un testo di San Paolo, il più antico che possediamo, sulla Pasqua, cioè è il testo dove per la prima volta si parla della Pasqua Cristiana, non più della Pasqua degli Ebrei, di cui si parla continuamente nel Vangelo di Giovanni. La prima volta in cui si parla della Pasqua in senso cristiano è nella prima lettera ai Corinzi al cap. 5. «Non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere una pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato. Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con il lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità». Quando San Paolo dice «Celebriamo dunque la festa...» non intende una festa qualsiasi, intende la festa di Pasqua. Probabilmente questo testo è stato scritto proprio nell'imminenza della festa Pasquale e, dunque, San Paolo esorta i cristiani a celebrare in spirito nuovo la Pasqua nuova.

La Chiesa ha preso ormai coscienza di possedere una sua Pasqua. Sinora gli apostoli celebravano la Pasqua con gli Ebrei, nel tempio, e ricordavano la liberazione del popolo dall'Egitto ma, ben presto, si è preso coscienza che la Pasqua aveva ormai un altro significato per i Cristiani: Cristo era la nuova Pasqua, Cristo nostra Pasqua è stato immolato. Ma è interessante perché San Paolo si riferisce qui, chiaramente, a un costume che vigeva presso gli Ebrei, ancora adesso osservato, dove nella vigilia di Pasqua, la donna di casa doveva rovistare, a lume di candela, ogni angolo della casa per fare sparire fino all'ultima briciola di pane fermentato, in modo che il giorno dopo si potesse celebrare la Pasqua con pane azzimo. Il pane fermentato era simbolo della corruzione, perché chimicamente il fermento, anche se è una cosa buona perché può dare il pane, è un processo di corruzione, mentre il pane azzimo non lievitato è simbolo di incorrutibilità, di purezza, di integrità.

San Paolo vede questo costume degli Ebrei come una metafora, una grande parabola della vita cristiana. Dice, tacitamente, che bisogna fare, nella casa del nostro cuore, quello che la donna Ebrea faceva nella casa materiale e, cioè, fare una bella pulizia pasquale, rovistare per far scomparire dal nostro cuore, dalla nostra vita, tutti i fermenti di peccato, quelli che il Prefazio di Quaresima chiamava, appunto, i fermenti di peccato. Qui sta parlando di un peccato in particolare, perché è il capitolo dove parla del peccato di incesto e di impurità nella Comunità di Corinto. San Paolo dice che il cristiano deve fare, nel suo cuore e nella sua vita spirituale, quello che fa la donna: far sparire, che significa prima di tutto riconoscere... individuare dove sono questi fermenti di peccato; a lume di candela cercarli... a lume di candela significa, all'esame della Parola di Dio, con una riflessione, con l'esame di coscienza, individuare quali sono i fermenti di peccato, riconoscerli davanti a Dio, chiederne perdono sapendo che vengono immediatamente distrutti appena noi li sottoponiamo al Signore: Signore, io ho questo fermento di violenza, di accidia, di superbia, di avarizia. Appena noi li riconosciamo e li presentiamo, la Grazia di Dio e la potenza dello Spirito Santo già li trasforma da peccato in meriti, in atti di umiltà, in meriti nostri. E poi, Paolo dice che, fatta questa operazione negativa di togliere da noi vestiti e fermenti di peccato, bisogna aprirsi a ricevere il pane azzimo ed essere una pasta nuova... Una bellissima immagine della vita cristiana che è dominata dalla novità della Pasqua di Cristo, come una pasta nuova, un impasto nuovo. Un vaso può essere fatto, rimpastato, ma è vecchio, invece una pasta nuova è una creazione nuova, una nuova creatura.

E' bello, soprattutto, un termine che San Paolo usa qui, che noi traduciamo con la parola sincerità: con «azzimi di sincerità e di verità»; nel testo originale c'è una parola che suona eilikrineias. Questa parola è formata da due termini greci: il primo elios significa sole che, perciò, indica lo splendore del sole e crino; che vuol dire giudico, esamino. Allora, quello che San Paolo inculca ai cristiani con questa immagine, con questa parola, è che la loro vita deve essere trasparente al sole, una vita dalla trasparenza solare. Sono immagini che, forse, ci possono sembrare poetiche, e invece, sono immagini evangeliche che costituiscono programmi di vita, anche per noi, anche per voi che avete fatto un cammino nel Signore, che leggete la Parola di Dio.

Questo di una vita di trasparenza è un ideale altissimo da raggiungere e vuol dire, soprattutto, non avere ipocrisia, perché l'opposto di questa trasparenza è la doppiezza, è il coltivare più la nostra immagine per gli altri che quello che siamo davanti a Dio, dare più importanza allo sguardo degli uomini che non a quello di Dio, e questa è l'ipocrisia. Perché è tanto detestabile agli occhi di Dio, l'ipocrisia? Perché è una mancanza di fede! La persona che fa le cose, che si comporta in un certo modo per piacere, per non dare un'immagine negativa di se stessa, è una persona che, in sostanza, mette la creatura prima del creatore, cioè dà più importanza allo sguardo della creatura che a quello di Dio, che vede il cuore; Dio scruta il cuore, non le apparenze. Ora noi siamo abituati a non parlare mai dell'ipocrisia, come se l'ipocrisia riguardasse i Farisei di un tempo, e ormai è finita..., e invece è il difetto che insidia le persone spirituali e religiose da vicino, tutta la vita. Come combattere l'ipocrisia? Con la Verità, no?! Diventare trasparenti, come una bottiglia di vetro. Diceva San Paolo: «Se cercassi di piacere agli uomini, non sarei più un servo di Dio». Allora la prima cosa è riconoscere che noi siamo lontani, tutti quanti, da questo ideale di una trasparenza solare.

Cogliamo dunque, io e voi insieme, poiché siamo tutti in cammino per questo ideale della eilikrineias, di una trasparenza solare, e accettiamo questo bel suggerimento, spunto di San Paolo, che è proprio il fiore della Pasqua. Il frutto della Pasqua, per Paolo, deve essere questa vita nuova, trasparente, la vita Pasquale, la vita di Gesù, perché questa è la vita di Gesù: Gesù viveva per il Padre e basta! A tutti addito questo traguardo: di mantenere pulito e trasparente il vostro cuore e la vostra vita!.

Al termine della breve relazione di P. Raniero, l'incontro di preghiera è proseguito con canti di gioia e la Santa Messa.

L'Incontro di Preghiera Settimanale

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Biografia

P. Raniero Cantalamessa, dell'ordine francescano dei Cappuccini. E' nato a Colli del Tronto (AP) il 22 Luglio 1934. Ordinato sacerdote nel 1958. Laureato in Teologia a Friburgo, Svizzera, e in Lettere classiche all'Università Cattolica del S. Cuore di Milano.

Già professore ordinario di Storia delle origini cristiane e Direttore del Dipartimento di scienze religiose dell'Università Cattolica, è stato membro della Commissione Teologica Internazionale dal 1975 al 1981.

Nel 1979 ha lasciato l'insegnamento per dedicarsi a tempo pieno al ministero della Parola. Dal 1980 è Predicatore della Casa Pontificia. In questa veste detta ogni settimana, in Avvento e in Quaresima, una meditazione in presenza del papa, dei cardinali, vescovi, prelati e superiori generali di ordini religiosi.

E' chiamato a parlare in varie parti del mondo. Ha scritto diversi Bibliografia, tradotti in una quindicina di lingue estere. Da cinque anni, ogni Sabato sera, tiene su Rai Uno la rubrica di spiegazione del vangelo della Domenica: Le ragioni della speranza.